(1929 - 2016) Diplomato all'Istituto tecnico industriale "Leonardo da Vinci", è impiegato dell'amministrazione provinciale di Firenze dal 1950 al '56, periodo nel quale continua gli studi presso la facoltà di Economia e commercio.
Nel 1951 è eletto consigliere del Comune di Scandicci e nel 1956 lascia il lavoro in Provincia per entrare nella Federcoop, diretta allora da Mario Cesari. Nel '57 viene chiamato a dirigere la Cooperativa di Legnaia, nella quale introduce nuovi sistemi gestionali che vengono poi adottati dalle altre cooperative. La cooperativa di Legnaia si unifica con quella di Rifredi e si forma la Coop Firenze (1962): Benvenuti ne diventa direttore.
Nel 1966 la Coop Firenze entra nella Casa del popolo di Sesto Fiorentino e Benvenuti ne è il direttore commerciale e al personale. Il 1° aprile 1974 diviene presidente della sede secondaria di Coop Italia di Sesto, che nel 1978 ridiventa Consorzio cooperative di consumo Firenze di cui Sanzio Benvenuti è il presidente fino alla confluenza nell'Unicoop Firenze nel 1994. Presidente del Consorzio Centro Italia a Castiglion del Lago dal 1994 al 1998. Membro del consiglio d'amministrazione e del Comitato esecutivo della cooperativa, dal 1990 fino al 2011.
Ricordo di Sanzio Benvenuti
di Antonio Comerci
Giusto nel 2016 sono passati 60 anni tondi, tondi da quando Sanzio Benvenuti, lasciato nel 1956 un posto sicuro da impiegato dell’Amministrazione provinciale di Firenze, entrava nella Federcoop. Da allora inizia l’impegno da cooperatore, che non lascerà più, se non per motivi di salute negli ultimi mesi.
Classe 1929, si diploma all’Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci; dal 1950 al ’56, mentre già lavorava continua gli studi alla facoltà di Economia e commercio. Nel frattempo, 1951, è eletto consigliere del Comune di Scandicci. Sono anni duri per la cooperazione, che subisce il fallimento dell’Unione cooperative fiorentine (Ucf) e di quelle mugellane, lasciando sul campo spacci chiusi per sempre e piccole cooperative che risorgono dalle ceneri. Una di queste è la Cooperativa di Legnaia, che dirige nel ’57, introducendo nuovi sistemi gestionali, adottati poi da altre cooperative. La cooperativa di Legnaia si unifica con quella di Rifredi e si forma la Coop Firenze (1962): Benvenuti ne diventa direttore. Nel 1966 la Coop Firenze entra nella Casa del popolo di Sesto Fiorentino: Benvenuti ne è il direttore commerciale e al personale. Il 1° aprile 1974 diviene presidente della sede secondaria di Coop Italia di Sesto, che nel 1978 ridiventa Consorzio cooperative di consumo Firenze di cui Sanzio Benvenuti è il presidente fino alla confluenza nell’Unicoop Firenze nel 1994. È presidente del Consorzio Centro Italia a Castiglione del Lago dal 1994 al 1998. Già in pensione, è eletto nel Consiglio d’amministrazione e del Comitato esecutivo dell’Unicoop, dal 1990 fino al 2011.
È stato impegnato fino all’ultimo nelle attività della sezione soci Firenze Sud Est, in particolar modo nella “spesa accompagnata”, che consiste nell’aiutare a fare la spesa anziani e disabili, che lo ricambiavano con affetto e simpatia per i modi sempre garbati e gentili.
Sanzio Benvenuti ci ha lasciati il 7 dicembre 2016. Appassionato di storia, aveva appunti ben ordinati sulla rete di vendita e fotografie dal 1960 in poi, con documenti, volantini, listini di vendita che sono ora nell’Archivio storico. Con una memoria prodigiosa ha aiutato a ricostruire l’intricatissima storia delle cooperative di consumo in Toscana. Non era solo sistematico e fermo nelle decisioni, doti importanti per un amministratore cooperativo, ma anche appassionato al lavoro e agli ideali sociali, pronto al dialogo e alla condivisione. Addio Sanzio.
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(1917 – 1987) Finite le scuole elementari fa l’apprendista barbiere a Sovigliana (frazione di Vinci, al di là dell’Arno accanto a Empoli). Iscritto ventenne al Partito comunista clandestino, viene processato e condannato a due anni di carcere. Tornato in libertà, gli viene impedito di fare il barbiere ed entra in fabbrica. Richiamato militare, dopo l’8 settembre 1943 partecipa alle azioni della Resistenza nella Val d’Elsa. Nel 1947 Susini entra a lavorare alla vetreria "Etrusca" (produzione di vetro verde - damigiane, fiaschi, bottiglie), dove ricopre anche incarichi sindacali, e in questo periodo viene eletto nel consiglio di amministrazione della "Cooperativa del Popolo" di Empoli. Con l'assemblea sociale del 10 aprile 1949 diventa presidente della cooperativa. È da questo momento che si allarga la sfera d'azione della cooperativa fuori del territorio comunale e si pone l'esigenza di realizzare i magazzini generali (inaugurati il 27 maggio 1951), anche per ridurre i costi di gestione. Uno sforzo notevole dal punto di vista finanziario al quale si riesce a far fronte con il concorso dei soci. Quindi si esprime, con la presidenza Susini, la capacità di essere manager e nello stesso tempo dirigente politico. In questo periodo Susini viene eletto nel consiglio comunale di Empoli; farà parte della giunta dal 1951 al 1962.
Nel 1959, a 15 anni dalla sua costituzione, la Cooperativa del popolo di Empoli ha punti di vendita in nove comuni, ha un giro d'affari che sfiora il miliardo d'incasso, i dipendenti superano il centinaio, diversi immobili sono proprietà della cooperativa, i soci sono oltre 9.000, il prestito a risparmio raggiunge gli 87 milioni. Viene rinnovata la rete inaugurando le prime strutture a “semi libero servizio”, nel '61 sono cinque.
Il rinnovamento profondo della rete di vendita ha la sua importante svolta con l’apertura il 15 settembre 1963 del “super coop” di via Ridolfi ad Empoli, per la vendita di alimentari e extra alimentari. Ma accanto a questi successi c’è anche la parte impopolare delle chiusure degli spacci improduttivi e del trasferimento dei magazzini e dei servizi al Consorzio di Sesto. Anche questa fase viene superata, grazie a Susini e al gruppo dirigente della cooperativa, discutendo e convincendo i soci della necessità di operare certe scelte per dar vita ad una cooperativa efficiente. La seconda metà degli anni ‘60 si caratterizza per le fusioni che portano la cooperativa empolese ad estendere notevolmente il territorio nel quale opera.
Nel febbraio 1971 Duilio Susini si dimette dalla carica di presidente dell’Unicoop di Empoli. Dal 1973 fa parte dell’esecutivo dell’Unicoop Firenze, carica che mantiene fino al momento della scomparsa, il 20 luglio 1987.
Ricordo di Duilio Susini
di Turiddo Campaini
Parlare compiutamente del ruolo di Duilio Susini nella nostra cooperativa, significherebbe ripercorrere interamente la storia della cooperativa del popolo di Empoli. Tanto le due storie, quella della cooperativa da una parte e quella di Susini dall'altra sono inscindibili.Mi proporrò quindi molto più modestamente di tratteggiare la figura di Duilio in cooperativa, perfettamente conscio che alla difficoltà oggettiva di tale compito se ne aggiunge una di carattere soggettivo che è tutta mia, per il vincolo profondo che mi ha legato a Susini e che mi legherà a lui per tutta la vita. La prima cosa che non posso fare a meno di ricordare di Duilio Susini è che in uomini come lui, uomini del suo stampo, correttezza e rigore morale sono doti talmente naturali da farci perfino illudere, talvolta, sulle qualità dell'essere umano.
Duilio fu uno dei non molti in verità, conoscitori dei propri limiti. Talvolta anche troppo severo con se stesso. Tanto modesto e schivo quanto stimato ed autorevole. Era dotato di una comunicativa che metteva tutti a proprio agio, di un profondo senso di umanità e di una sensibilità spiccata. Quante volte ci ha rivolto una domanda con il suo inconfondibile ed espressivo sorriso sulle labbra? Era quello il suo modo semplice e gentile di far capire in punta di piedi, che non era d'accordo o non era convinto fino in fondo. E ciò diventava per noi l'invito più cordiale ed amichevole e proprio per questo più pressante a riflettere ancora prima di assumere decisioni, prima di agire.
Duilio fu un autodidatta, ma un autodidatta formato a due scuole formidabili, quella dell'antifascismo e del carcere fascista e quella del posto di lavoro della fabbrica, in mezzo ai lavoratori. Il suo non comune spirito critico lo preservava da ogni pericolo di superficialità e lo portava ad approfondire sempre ai problemi, individuando soluzioni organiche. Dell'autonomia della cooperativa, anche nei confronti del suo stesso partito era custode geloso ed inflessibile.
Una prova superba la dette negli anni '50 nel periodo scelbiano, durante il quale il movimento cooperativo aderente alla lega corse pericoli seri. Erano tempi in cui quando al partito era stato deciso, ovunque si doveva seguire le direttive. Ebbene, egli fu oggetto di ripetute e pressanti sollecitazioni, tendenti a smembrare la cooperativa in tante piccole cooperative, perché come si riteneva allora, avremmo reso più difficile il compito dell'avversario politico che voleva distruggere il movimento. Anche Susini era consapevole del pericolo, solo che dubitava fortemente della soluzione proposta per evitarlo. Passò notti insonni assillato dal problema vitale che gli si parava davanti. Una notte intera la passò a controbattere chi insistentemente chiedeva lo smembramento. Non riuscirono a convincerlo e così mantenne unita la cooperativa. Abbiamo visto poi quanto la storia gli abbia dato ragione.
Uno degli elementi più forti di Duilio era la ponderazione, il notevole senso di equilibrio che non lo faceva mai scadere nella partigianeria. "Attenti alle ventate" diceva spesso, e mi viene in mente quanto ci sarebbe bisogno di uomini come lui anche al di fuori della cooperativa, capaci di spingere avanti in tempo debito prevenendo così le ventate di poi, per evitare lacerazioni sempre estremamente dannose all'interno del mondo del lavoro. Era anche maestro ed altruista, in quanto metteva sempre a disposizione di tutti la sua esperienza, le sue conoscenze e forniva suggerimenti preziosi in ogni circostanza.
Per esperienza vi devo dire, che lavorare al suo fianco e non imparare, significava proprio essere degli emeriti zucconi. Sapeva usare benissimo l'elastico del dirigente. Era un uomo con una grande capacità di sintesi fra base e vertice, capace di discutere con la base sociale per portarla più vicina possibile alle posizioni di un vertice che aveva in genere, più elementi per guardare lontano e dopo qualche ora, magari, sostenere nel Consiglio di Amministrazione della cooperativa o in sede di Associazione Regionale, le ragioni della base che esprime comunque quasi sempre, basta avere volontà e capacità di capirlo, elementi di saggezza collettiva. La sua pazienza e la sua tenacia erano proverbiali, pari solo alla classica goccia che a forza di battere nello stesso punto scava la pietra. Questa sua forza risultò decisiva particolarmente in fase di costruzione. Nei casi delle fusioni, per esempio, come quella con Poggibonsi, con Certaldo, Castelfiorentino e Scandicci della fine degli anni '60 ed anche nell'ultimo caso, quello della fusione del 1973. La sua prudenza, talvolta forse eccessiva, non gli impedì di mostrare all'occorrenza grande coraggio ed estrema determinazione. Ciò accadde, per esempio, a cavallo fra gli anni '50 e '60, quando fu deciso di realizzare il Supercoop di Via Ridolfi, che è stata una pietra miliare del rinnovamento per i 20 anni successivi, ma che se fosse stato un insuccesso, avrebbe messo a repentaglio l'intera cooperativa. E ciò si ripeté in occasione della decisione di concentrare acquisti e magazzini a Sesto Fiorentino, che era sì una grande idea, ma che comportava grandissime difficoltà quali quelle di smantellare strutture e trasferire uomini. Non meno coraggio e determinazione furono richiesti a Duilio nel '65, quando dal bilancio di previsione della cooperativa esultò evidente che una serie si spacci mostravano la corda, diventavano antieconomici e rischiavano di eliminare le basi stesse della cooperativa. La salvezza stava proprio nel sostituire tanti piccoli spacci con pochi punti di vendita più grandi e moderni. E Duilio dopo avere attentamente riflettuto non esitò ad intraprendere quella faticosa e dolorosa "lunga marcia" verso il rinnovamento economico della nostra cooperativa. Lunga marcia che ebbe come tappe intermedie innumerevoli assemblee infuocate di soci. Ma che approdò al risanamento e vi approdò mediante la riconversione drastica della cooperativa, premessa per la successiva fase di espansione e sviluppo.
In ogni sua decisione, anche aziendale, c'era sempre tanto sentimento, nel senso che la decisione doveva essere prima verificata con i suoi sentimenti, senza mai trascurare quelli prevedibili degli altri. Sentimenti che, in ultima analisi, risultarono sempre piegati alla ragione, anche se mai con strattoni forti. Ci doveva pur essere una soluzione per conciliare ragione e sentimenti ed egli tenacemente la cercava e la trovava. Io credo che la prova più difficile, più significativa e più sofferta sia stata proprio quella dell'ultima fusione con la Tosco-coop ed il trasferimento della sede sociale a Firenze. Lui empolese verace fra empolesi che oggi potremmo definire doc, conoscitore profondo della nostra zona, consapevole fino in fondo delle contrapposizioni politiche ataviche con Firenze, del prestigio che la sede sociale significava per la sua città, dei disagi che si dovevano chiedere a tanti collaboratori che avrebbero dovuto trasferirsi per lavorare a decine di chilometri di distanza. Lui, pur fortemente dubbioso delle soluzioni concrete che venivano proposte, aveva però intuito ed aveva già capito e previsto che se volevamo salvare la nostra e le altre cooperative, se volevamo dar loro nuovo impulso, si doveva ancora una volta unire le forze, mettere insieme risorse materiali ed uomini per affrontare il futuro e dare risposte ancora più avanzate ai soci ed ai consumatori. E così iniziò a lavorare per giungere ad una sola grande cooperativa, la più grande del nostro paese, ricercando per altro ed ottenendo soluzioni concrete più convincenti di quelle che gli erano state proposte sia sotto il profilo aziendale, sia sotto il profilo sociale.
Altro punto forte di Duilio era una dote determinante per un dirigente, quella di saper valutare i propri collaboratori. Egli era un fine conoscitore di uomini, li inquadrava in pochissimo tempo, si formava un giudizio che però verificava in un tempo molto più lungo prima del quale non si esprimeva: la sua diagnosi finale era quasi sempre ineccepibile.
Ed infine come non ricordare il suo grande, immenso, spirito di abnegazione. Pochi uomini, io credo, possono dire di aver dato alla propria organizzazione, quanto lui ha dato alla propria cooperativa, perché Susini alla sua cooperativa dette tutto se stesso. Ma a ricordare un uomo come Susini non ci sono solo le parole, ci sono le opere e c'è questa grande opera, questa nostra cooperativa, la sua crescita, il suo prestigio, la sua base sociale sterminata ed unita nella ferma volontà di andare avanti.
Oggi grande è la forza della nostra cooperativa e qui ad Empoli lo è in modo particolare. Con Susini abbiamo faticosamente guadagnato un primato che non siamo assolutamente disposti a cedere, un primato che fa leva sull'efficienza e su una politica dei prezzi che niente ha da invidiare alle catene commerciali più agguerrite della grande distribuzione privata. Un primato che si esprime in un'attività nei confronti dei soci e dei consumatori che solo noi, proprio come organizzazione dei consumatori possiamo svolgere in modo serio e senza mistificazioni. Un primato indiscutibile di carattere associativo che tutti ci invidiano e che vogliamo ulteriormente estendere. In estrema sintesi, vogliamo continuare l'opera di Duilio. E questa cooperativa noi la vogliamo fare più forte e più grande. Questo immenso patrimonio umano e sociale vogliamo continuare ad accrescerlo e ad arricchirlo e vogliamo farlo partendo da una constatazione che oggi il legame fra socio e cooperativa è certo meno intenso rispetto a quello di trent'anni fa, ma è anche più esteso, che dobbiamo operare in una società nella quale si è registrato una caduta pressoché generalizzata di tensione ideale e di valori insieme all'attenuazione di qualsiasi vincolo associativo. Vogliamo farlo perché questa società in cui viviamo, siamo ostinati a volerla cambiare in meglio, così come in meglio vogliamo contribuire a cambiare il mondo intero ancorandosi saldamente agli ideali della cooperazione.
Di passi in avanti ne abbiamo fatti tanti insieme a Susini, di trasformazioni profonde ne abbiamo apportate. Dagli spacci grandi poco più di una stanza, siamo passati agli ipermercati ed ai centri commerciali. Ma ciò non basta ancora, i tempi incalzano. La velocità dei cambiamenti sociali ed economici è estremamente accelerata. Prove difficili ci attendono. Occorrerà prendere molte decisioni, decisioni importanti e occorrerà farlo anche in fretta. Ecco perché in questi ultimi anni abbiamo impostato tanti grossi cambiamenti all'interno della nostra cooperativa. Ecco perché stiamo pensando ad ulteriori fasi di concentrazioni fra cooperative. Ecco perché abbiamo promosso grandissime realizzazioni, una delle quali proprio qui ad Empoli. Abbiamo difronte una fase delicata, difficile, ancora una volta decisiva e dovremo farlo, purtroppo, non potendo più contare su Susini. Senza di lui ci sentiamo tutti più soli, sentiamo che ci manca il suo consiglio prezioso, magari il suo semplice assenso che sarebbe stato sufficiente almeno per darci un po' più di tranquillità e di sicurezza. Forse sbaglieremo di meno se prima di decidere ci domanderemo che cosa ne avrebbe pensato Duilio. Sicuramente assumeremo decisioni più giuste se tradurremo in pratica quanto Duilio ci ha insegnato.
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(1924 – 2014) Operaio, viene eletto nel 1952 presidente della Cooperativa di Santa Lucia (Prato). Nel 1954 lascia la fabbrica per diventare direttore dell’Alleanza cooperative pratese, sorta in quell’anno per rilevare i sette negozi che la Casa del Popolo di Sesto gestiva a Prato ed erano in passivo.
Sia la cooperativa di Santa Lucia (22 punti di vendita) che l’Alleanza pratese (23 negozi) confluiscono nel 1968 nella Toscocoop e Guarducci ricopre il ruolo di direttore al personale e alle strutture.
Mantiene quest’ultimo incarico anche nell’Unicoop Firenze, dal 1973 al 1976, anno del suo pensionamento. Membro del consiglio d’amministrazione e dell’esecutivo della cooperativa, dalla fondazione al 2002.
Scompare nel 2014.
Ricordo di Vasco Guarducci
di Turiddo Campaini
Caro amico Vasco, siamo venuti a salutarti e vogliamo farlo con lo stesso stile semplice, diretto, essenziale che ha caratterizzato i nostri colloqui.
Il nostro rapporto, quello del gruppo dirigente di Unicoop-Firenze di cui facevi parte, non si è limitato agli indispensabili colloqui di lavoro.
C’è stato il tempo dei racconti, e allora tu imperversavi da maestro quale eri.
C’è stato il tempo delle battute e delle prese in giro, fra di noi e verso gli altri.
C’è stato perfino il tempo degli scherzi e del gioco.
C’è stato insomma un gruppo di persone che, pur avendo grosse responsabilità nella conduzione di una grande impresa cooperativa non rinunciavano alla loro umanità ed esprimevano un valore, quello dell’amicizia, che dovrebbe essere insegnato ai giovani di oggi.
Oggi va di moda il termine “solare”. Ebbene tu sei sempre stato solare. Hai amato la vita come pochi altri. Non ti ho mai pensato come sei ora, sembravi immortale, perché avevi una voglia di vivere incomprimibile, E l’hai saputa vivere la tua vita. E così facendo, hai dato il contributo maggiore anche agli amici, proprio insegnandoci a vivere.
Ricordo momenti bui per la nostra Cooperativa, quando le preoccupazioni erano veramente enormi. Anche in quelle circostanze, pur con senso di responsabilità, trovavi sempre la battuta per tirarci su, per darci una carica di ottimismo. Proprio io, che allora, pur essendo giovane, prendevo quasi tutto sul serio, sentivo forse più di altri quanto mi aiutasse la tua vicinanza, il tuo incoraggiamento, il tuo invito a sdrammatizzare, la tua saggezza, la tua esperienza di vita, il tuo bicchiere sempre “mezzo pieno”.
Oggi, con la tua scomparsa, è come ammainare una bandiera significativa, importante della Cooperativa, è come perdere un pezzo rilevante della nostra storia . Quella nostra storia di cui ci hai portato tante testimonianze fino a pochi mesi or sono, con le tue battute fresche e frizzanti, con quella tua arguta umanità, con quella tua anima popolare che riusciva a entrare in sintonia con chiunque stesse ascoltandoti.
Tu, pratese doc, hai saputo superare il confine campanilistico e conquistare anche i fiorentini, facendo amare loro i tanti detti popolari pratesi e le tante storie che ci hai raccontato.
Se avessimo oggi diversi uomini come te in certe posizioni, diventerebbe forse più facile perfino sciogliere nodi complicatissimi come quello dell’aeroporto.
Sei stato un cooperatore convinto, ma soprattutto attaccato come l’edera alla tua cooperativa, che hai difeso sempre e comunque, anche quando, e tu lo sapevi bene, non avevamo tutte le ragioni.
Prato è stata per tanti anni priva di un punto vendita cooperativo all’altezza della città. Questo era per te come un “complesso di inferiorità”, e lo vivevi soffrendo internamente, senza palesarlo all’esterno.
E quando inaugurammo il “GRANDE COOP” di piazza San Marco, arrivò il giorno del tuo riscatto, per te fu come rinascere e poter parlare di nuovo con i pratesi con l’orgoglio di aver fatto una grande conquista nel gruppo dirigente della Cooperativa.
Caro Vasco,
Ci mancherà la tua presenza, ci mancherà il tuo intervento alle nostre assemblee, sempre incisivo, sempre appassionato, sempre pieno di buon senso.
Ma sarà impossibile dimenticarti, e quando avremo momenti più difficili, anche nella vita privata, potremo cercare di riconquistare un po’ di ottimismo ricordandoti e utilizzando quanto ci hai insegnato.
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Classe 1947. Entra come impiegato nell'Alleanza cooperative pratesi nel 1962, in piazza Sant'Antonino, poi nel 1968 con la fusione è nella Toscocoop. Diventata Unicoop Firenze, la cooperativa lo designa direttore del Grande Coop di Prato, piazza San Marco, dall'apertura nel 1974 al '76. Una inaugurazione storica per la neonata cooperativa, un grande magazzino su più piani, un grosso investimento e la prima importante realizzazione a Prato, che è per numero di abitanti la seconda città della Toscana. Una città già presidiata dalla grande e moderna distribuzione privata, nella quale non era facile realizzare vendite adeguate e dirigere il più grande punto vendita della cooperativa in quel momento, come area e numero di dipendenti.
Per l'esperienza maturata è chiamato alla direzione della cooperativa come responsabile nella direzione commerciale del settore non food. Assume la responsabilità di direttore alle vendite nel 1990. Eletto nel consiglio d'amministrazione, nel 1995 è nominato amministratore delegato alla gestione commerciale.
Nel 2002 si ha la creazione di un’unica direzione commerciale per tutti e tre i canali di vendita, così da rendere più vicine le fasi dell’acquisto e della vendita dei prodotti. La riorganizzazione riguarda poi anche le altre direzioni (risorse umane, direzione tecnica, servizi generali, per dirne solo alcune) e si completerà entro il 2004, sempre nell’ottica di una politica unica per tutti e tre i canali, per eliminare le sovrapposizioni e rendere le responsabilità più chiare. Ad un certo punto di questo processo si rende possibile, dal 1° gennaio 2004, il riassorbimento della Sic e la creazione della direzione rete ipermercati nell’Unicoop Firenze. Nel nuovo organigramma Golfredo Biancalani, amministratore delegato, assume l’incarico di coordinare tutte le attività legate alla gestione commerciale della cooperativa.
Altra tappa importante è la radicale riorganizzazione dell’Unicoop Firenze; con l’adozione del sistema duale il consiglio di sorveglianza dell’Unicoop Firenze, riunito il 2 gennaio 2008, nomina Golfredo Biancalani vice presidente del consiglio di Gestione. Nel 2009 lo stesso consiglio di sorveglianza lo nomina presidente, carica che mantiene al momento in cui scriviamo.
Profondo conoscitore della rete e delle problematiche dei punti di vendita, ha concorso in prima persona alla realizzazione di importanti progetti che hanno cambiato profondamente la logistica - con il trasferimento del magazzino da Sesto a Scandici e la piattaforma freschi a Pontedera - e la rete vendita della cooperativa con la riconversione degli Ipercoop in Superstore.
La storia è fatta dalle persone, anche la storia dell’Unicoop Firenze. Per questo motivo abbiamo realizzato questa sezione del sito con le biografie di numerosi personaggi di cui è importante conservare la memoria.
Qui si trovano le storie
• dei personaggi storici della cooperazione in generale, che hanno avuto rapporti con la cooperativa
• dei componenti la prima direzione UniFi del 1973
• dei componenti il primo consiglio di gestione 2008
• in memoria di consiglieri d'amministrazione e di sorveglianza
• in memoria di presidenti di sezione soci
È una sezione destinata a crescere anche con il contributo dei soci, o dei familiari e amici di cooperatori scomparsi.
Invitiamo chi ha materiali utili – testimonianze scritte, foto, documenti originali- a scriverci all’indirizzo archiviostorico@coopfirenze.it
(1915 – 1995) Perito tecnico, ò capitano dell'esercito durante la seconda guerra mondiale. Catturato dagli inglesi trascorre sei anni di prigionia in India. Nel dopoguerra comincia la sua attività di cooperatore in Mugello, come banconiere dello spaccio di Polcanto, in breve diviene dirigente dell'Unione cooperative di consumo mugellane, nel 1955 presiede la costituzione dell'agenzia fiorentina dell'Aicc (Associazione italiana cooperative di consumo) che si trasforma in consorzio provinciale il 17 febbraio 1957.
Nei dieci anni trascorsi al consorzio, Abbandonati è uno dei protagonisti del processo di aggregazione fra le cooperative e per la modernizzazione della rete di vendita e dello sviluppo complessivo delle cooperative.
Nel 1968 diviene vice presidente dell'Associazione regionale toscana cooperative di consumo, carica che mantiene fino al 1974. Da quell'anno entra all'Inres, l'Istituto nazionale ricerche economiche e sociali, costituito dalle cooperative di consumo a Firenze nel 1969 con il nome di Coop Ricerche (la ragione sociale Inres viene assunta nel 1971). Con Abbandonati l'Inres si occupa di tutte le fasi necessarie alla realizzazione e alla strumentazione dei nuovi punti vendita e con lui diviene un'azienda dinamica dalle grandi capacità tecniche. Svolge la carica di amministratore delegato dell'Inres fino al momento della scomparsa.
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Il 68 della cooperazione toscana
(1927 – 2015) È stato uno dei padri delle Coop moderne. Entra nel movimento cooperativo nel 1957, come vicepresidente dell’Associazione provinciale cooperative di consumo, con Fulco Checcucci presidente. Nel 1968 è a capo dell’Associazione regionale toscana cooperative di consumo (Artcc), proprio alla costituzione di questo nuovo organismo. Fautore e protagonista prima del processo di fusione tra cooperative per arrivare a organismi più forti ed efficienti, poi dello sviluppo e della modernizzazione della cooperazione di consumo. È fra gli attori sia della fase di costituzione di Coop Italia (1968), che della sua riforma (1978) per eliminare il rischio di un’azienda unica nazionale capace di trasmettere lo stato di crisi da una cooperativa all’altra.
A differenza di altri dirigenti delle cooperative di consumo, Banchelli non ha cominciato la carriera partendo da una cooperativa o da un consorzio. La sua nomina fu politica, in rappresentanza del Partito socialista, di cui fino al ’57 è stato dirigente provinciale. Ha avuto, fra l’altro, anche un ruolo importante nella vita pubblica e nelle istituzioni. Negli anni ‘60 è eletto consigliere e quindi vicepresidente della Provincia di Firenze.
Dal 1979 al 1985 ha ricoperto il ruolo di consigliere regionale della Toscana. Questa sua caratteristica di politico ha giovato al movimento cooperativo, perché è servita ad accreditare le Coop in modo autorevole nelle istituzioni.
Ma anche nelle relazioni del mondo cooperativo, il ruolo politico di Banchelli ha dato buoni risultati grazie all’attitudine alla mediazione e alla capacità di mettere insieme e portare a sintesi interessi diversi. Grazie a queste sue qualità, è stato presidente autorevole e stimato dell’Artcc, ininterrottamente per 27 anni.
Va in pensione nel 1995 è deceduto il 4 novembre 2015.
Ricordo di Celso Banchelli
di Antonio Comerci
Sono passati circa venti anni da quando Celso Banchelli è andato in pensione, lasciando la carica di presidente dell’Associazione regionale toscana cooperative di consumatori. Eppure la notizia della sua scomparsa il 4 novembre a Sesto Fiorentino ha destato un’intensa emozione in tutti coloro che l’hanno conosciuto, e sono tanti, perché Banchelli è stato uno dei padri delle Coop moderne. (...)
Nel ricordo di chi l’ha conosciuto prevale senza dubbio, più del ruolo istituzionale o politico, il lato umano di Celso. I modi amichevoli e alla mano, la capacità d’ascolto e comprensione, la battuta pronta per non prendere e prendersi troppo sul serio, la prorompente ironia tutta toscana e in particolare sestese. «Era innamorato di Firenze e la domenica mi portava spesso a fare una girata in centro – ricorda il figlio Andrea -. Di tutte le immagini che ho a casa, scelgo una foto in bianco e nero della metà degli anni sessanta. Il babbo ed io in piazza della Signoria. Io piccolo, quattro o cinque anni, un po’ a disagio di fronte all’obiettivo del fotografo, lui giovane, con i capelli ancora neri. Mi abbraccia, gli Uffizi sullo sfondo, con un gran sorriso di pura felicità».
L’occasione di questo intenso ricordo familiare è stata la breve cerimonia civile al cimitero di Sesto Fiorentino. «Sono tantissimi – ci ha detto Andrea Banchelli – coloro che hanno partecipato in quei giorni al nostro dolore: amici, parenti, colleghi, compagni di partito. Chi è stato con noi in quelle ore ha condiviso con Celso qualcosa, da una vita insieme, fianco a fianco, alla semplice conoscenza. Desidero ringraziare tutti, insieme a mia madre e mia moglie, anche attraverso l’“Informatore”, nel timore di non riuscire a farlo personalmente con tutti». Ecco, vogliamo finire ricordandolo così: un grande amico di tutti.
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Gino Barbetti assunse la presidenza della Cooperativa operaia di San Casciano nel 1951.
Foto famiglia Barbetti
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(1948) Laureato in Scienze politiche, entra nel movimento cooperativo nel 1971 come vice presidente della Toscocoop. Nel 1973, con la fusione con l’Unicoop di Empoli, assume l’incarico di direttore al personale.
Nel 1989 lascia la cooperativa e diviene responsabile del settore Lavoro e formazione dell’Associazione regionale toscana coop consumatori.
Nel 1994 è chiamato ad avere la stessa funzione a livello nazionale nell’Ancc (Associazione nazionale cooperative consumatori).
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Pasquale Bellini gestì l’azienda cooperativa a San Casciano nel difficile periodo 1918-1937.
La sua abnegazione fu tale che i suoi concittadini lo ricordano come “PASQUALE DELLA COOPERATIVA”.
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(1924 – 1996)
Funzionario di partito e vice sindaco di Greve agli inizi degli anni '60. Diviene presidente dell'Unione cooperative di Bagno a Ripoli nel 1962, espressione di quella parte che voleva procedere nello sviluppo e nel processo di unificazione con le altre cooperative, contrastando le tendenze all'autosufficienza e all'orgoglioso isolamento.
Resta presidente della cooperativa, che nel 1968 cambia nome in Coop Etruria, fino alla fusione con la Toscocoop, nel 1971, dove assume la funzione di direttore alle strutture. Con la formazione dell'Unicoop Firenze (1973) diventa direttore dell'Ufficio politico sociale (come si chiamava allora il settore soci e consumatori), fino al 1984.
Nello stesso periodo è anche consigliere d'amministrazione e membro dell'esecutivo. Anche in pensione continua a partecipare alla vita della cooperativa come consigliere della sezione soci Firenze Sud e come animatore delle attività turistiche e ricreative.
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Aggregazioni a sud di Firenze
(1929 - 2016) Diplomato all'Istituto tecnico industriale "Leonardo da Vinci", è impiegato dell'amministrazione provinciale di Firenze dal 1950 al '56, periodo nel quale continua gli studi presso la facoltà di Economia e commercio.
Nel 1951 è eletto consigliere del Comune di Scandicci e nel 1956 lascia il lavoro in Provincia per entrare nella Federcoop, diretta allora da Mario Cesari. Nel '57 viene chiamato a dirigere la Cooperativa di Legnaia, nella quale introduce nuovi sistemi gestionali che vengono poi adottati dalle altre cooperative. La cooperativa di Legnaia si unifica con quella di Rifredi e si forma la Coop Firenze (1962): Benvenuti ne diventa direttore.
Nel 1966 la Coop Firenze entra nella Casa del popolo di Sesto Fiorentino e Benvenuti ne è il direttore commerciale e al personale. Il 1° aprile 1974 diviene presidente della sede secondaria di Coop Italia di Sesto, che nel 1978 ridiventa Consorzio cooperative di consumo Firenze di cui Sanzio Benvenuti è il presidente fino alla confluenza nell'Unicoop Firenze nel 1994. Presidente del Consorzio Centro Italia a Castiglion del Lago dal 1994 al 1998. Membro del consiglio d'amministrazione e del Comitato esecutivo della cooperativa, dal 1990 fino al 2011.
Ricordo di Sanzio Benvenuti
di Antonio Comerci
Giusto nel 2016 sono passati 60 anni tondi, tondi da quando Sanzio Benvenuti, lasciato nel 1956 un posto sicuro da impiegato dell’Amministrazione provinciale di Firenze, entrava nella Federcoop. Da allora inizia l’impegno da cooperatore, che non lascerà più, se non per motivi di salute negli ultimi mesi.
Classe 1929, si diploma all’Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci; dal 1950 al ’56, mentre già lavorava continua gli studi alla facoltà di Economia e commercio. Nel frattempo, 1951, è eletto consigliere del Comune di Scandicci. Sono anni duri per la cooperazione, che subisce il fallimento dell’Unione cooperative fiorentine (Ucf) e di quelle mugellane, lasciando sul campo spacci chiusi per sempre e piccole cooperative che risorgono dalle ceneri. Una di queste è la Cooperativa di Legnaia, che dirige nel ’57, introducendo nuovi sistemi gestionali, adottati poi da altre cooperative. La cooperativa di Legnaia si unifica con quella di Rifredi e si forma la Coop Firenze (1962): Benvenuti ne diventa direttore. Nel 1966 la Coop Firenze entra nella Casa del popolo di Sesto Fiorentino: Benvenuti ne è il direttore commerciale e al personale. Il 1° aprile 1974 diviene presidente della sede secondaria di Coop Italia di Sesto, che nel 1978 ridiventa Consorzio cooperative di consumo Firenze di cui Sanzio Benvenuti è il presidente fino alla confluenza nell’Unicoop Firenze nel 1994. È presidente del Consorzio Centro Italia a Castiglione del Lago dal 1994 al 1998. Già in pensione, è eletto nel Consiglio d’amministrazione e del Comitato esecutivo dell’Unicoop, dal 1990 fino al 2011.
È stato impegnato fino all’ultimo nelle attività della sezione soci Firenze Sud Est, in particolar modo nella “spesa accompagnata”, che consiste nell’aiutare a fare la spesa anziani e disabili, che lo ricambiavano con affetto e simpatia per i modi sempre garbati e gentili.
Sanzio Benvenuti ci ha lasciati il 7 dicembre 2016. Appassionato di storia, aveva appunti ben ordinati sulla rete di vendita e fotografie dal 1960 in poi, con documenti, volantini, listini di vendita che sono ora nell’Archivio storico. Con una memoria prodigiosa ha aiutato a ricostruire l’intricatissima storia delle cooperative di consumo in Toscana. Non era solo sistematico e fermo nelle decisioni, doti importanti per un amministratore cooperativo, ma anche appassionato al lavoro e agli ideali sociali, pronto al dialogo e alla condivisione. Addio Sanzio.
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Classe 1947. Entra come impiegato nell'Alleanza cooperative pratesi nel 1962, in piazza Sant'Antonino, poi nel 1968 con la fusione è nella Toscocoop. Diventata Unicoop Firenze, la cooperativa lo designa direttore del Grande Coop di Prato, piazza San Marco, dall'apertura nel 1974 al '76. Una inaugurazione storica per la neonata cooperativa, un grande magazzino su più piani, un grosso investimento e la prima importante realizzazione a Prato, che è per numero di abitanti la seconda città della Toscana. Una città già presidiata dalla grande e moderna distribuzione privata, nella quale non era facile realizzare vendite adeguate e dirigere il più grande punto vendita della cooperativa in quel momento, come area e numero di dipendenti.
Per l'esperienza maturata è chiamato alla direzione della cooperativa come responsabile nella direzione commerciale del settore non food. Assume la responsabilità di direttore alle vendite nel 1990. Eletto nel consiglio d'amministrazione, nel 1995 è nominato amministratore delegato alla gestione commerciale.
Nel 2002 si ha la creazione di un’unica direzione commerciale per tutti e tre i canali di vendita, così da rendere più vicine le fasi dell’acquisto e della vendita dei prodotti. La riorganizzazione riguarda poi anche le altre direzioni (risorse umane, direzione tecnica, servizi generali, per dirne solo alcune) e si completerà entro il 2004, sempre nell’ottica di una politica unica per tutti e tre i canali, per eliminare le sovrapposizioni e rendere le responsabilità più chiare. Ad un certo punto di questo processo si rende possibile, dal 1° gennaio 2004, il riassorbimento della Sic e la creazione della direzione rete ipermercati nell’Unicoop Firenze. Nel nuovo organigramma Golfredo Biancalani, amministratore delegato, assume l’incarico di coordinare tutte le attività legate alla gestione commerciale della cooperativa.
Altra tappa importante è la radicale riorganizzazione dell’Unicoop Firenze; con l’adozione del sistema duale il consiglio di sorveglianza dell’Unicoop Firenze, riunito il 2 gennaio 2008, nomina Golfredo Biancalani vice presidente del consiglio di Gestione. Nel 2009 lo stesso consiglio di sorveglianza lo nomina presidente, carica che mantiene al momento in cui scriviamo.
Profondo conoscitore della rete e delle problematiche dei punti di vendita, ha concorso in prima persona alla realizzazione di importanti progetti che hanno cambiato profondamente la logistica - con il trasferimento del magazzino da Sesto a Scandici e la piattaforma freschi a Pontedera - e la rete vendita della cooperativa con la riconversione degli Ipercoop in Superstore.
(1938)
Entra nel movimento cooperativo nel novembre 1959 a Borgo S. Lorenzo come dipendente del Consorzio amministrativo fra le cooperative della provincia di Firenze. Successivamente nel 1961 passa all’Associazione provinciale delle cooperative di consumo di Firenze.
Dal 1° settembre 1962 entra nella Cooperativa di consumo Il Popolo del Madonnone, e quando questa viene incorporata (1967) passa all’Unione cooperative di Bagno a Ripoli dov’è direttore amministrativo, carica che mantiene nell’unificazione con la Toscocoop (1971).
Con l’unificazione con l’Unicoop di Empoli e il nuovo assetto di Unicoop Firenze del 1973, diventa direttore commerciale, carica che si trasforma in quella di direttore Marketing con la riorganizzazione interna della cooperativa nel 1990.
Nel 1995 lascia la cooperativa per assumere la carica di vice presidente del Coop Italia. Con la riorganizzazione nel 2000 dei due consorzi nazionali, Coop Italia e Coop Italia non alimentari, assume la presidenza del Coop Italia non alimentari.
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(1940) Dopo un periodo di esperienze in imprese private, viene assunto, nel 1963, nella Cooperativa del popolo di Empoli e ne diviene direttore amministrativo, mettendo in atto quegli strumenti di previsione e controllo gestione che permettono alla cooperativa di ammodernare la rete di vendita con successo, mantenendo l’equilibrio economico. Ne diviene presidente nel 1971. Nel 1973 avviene la fusione con la Toscocoop e la nascita dell’Unicoop Firenze, con Campaini presidente. L’elezione a presidente rappresenta non solo un salto generazionale rispetto alle direzioni precedenti delle cooperative, ma anche una sintesi fra capacità manageriale e politica. La presidenza Campaini rappresenta la necessaria evoluzione della cooperazione, che cerca di mantenere viva la passione politica, il legame e la rappresentanza della base sociale (tipica della generazione di cooperatori nata nel periodo della Resistenza), coniugandola con le conoscenze e le capacità tecniche necessarie per una grande ed efficiente azienda.
Eletto nella Giunta della Camera di commercio di Firenze nel 1999 in rappresentanza del movimento cooperativo, è riconfermato nel 2004. Nella primavera del 2003 entra nel consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi di Siena in rappresentanza della Fondazione e ne diventa vice presidente nell’aprile 2012. Si dimette dalla vicepresidenza il 20 dicembre 2012 e dal CdA il 15 ottobre 2013.
La biografia di Campaini coincide in gran parte con la storia della cooperativa e l’una e l’altra si ritrovano nel libro “Un’altra vita è possibile”, pubblicato da B.C.Dalai Editore nel novembre 2010. Ci sono le scelte personali, ma soprattutto vengono rivissute da dietro le quinte le scelte cruciali della cooperativa. Come quella del primo ipermercato della cooperativa, o del referendum contro Unicoop Firenze del 2001. Ma soprattutto colpisce la scelta etica e sociale di mettere al centro dell’interesse della cooperativa quello dei soci e fare della cooperativa il leader della convenienza, della qualità, del rapporto umano con i soci e con i dipendenti.
Il 14 giugno del 2014, con il rinnovo del Consiglio di sorveglianza e la nomina di Daniela Mori a presidente, è stato nominato presidente onorario dell’Unicoop Firenze.
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Di famiglia nobile è nato nel 1939 a Roma, ma fiorentino di adozione. Laureato in giurisprudenza a Firenze, ha lavorato alla Fiat come impiegato dal 1964.
«L’apprendistato alla politica di Cerrina Feroni – scrive il professor Giovanni Gozzini nel primo capitolo del libro Gian Luca Cerrina Feroni, una storia di sinistra - avviene nel vivo delle discussioni con i compagni di lavoro e instaura un rapporto diretto con gli operai dello stabilimento di Novoli: il sindacato cui decide di iscriversi è la Fiom. Gian Luca porta il peso della sua formazione culturale e la passione per il dibattito».
Da sindacalista ha affrontato i rapidi cambiamenti del mondo del lavoro, nel periodo dei movimenti nati nel ’68 per culminare nell’autunno caldo del 1969, che vedeva proprio la categoria dei metalmeccanici in prima fila nelle rivendicazioni salariali e normative.
I primi approcci di carattere politico Cerrina Feroni li ha con il Centro Carlo Marx, piccola formazione alla sinistra del Pci, nato a Pisa su posizioni che allora si definivano estraparlamentari. Dopo la breve parabola dei gruppi nati nel ’68, è candidato alle elezioni del 1976 nelle liste del Pci, che raggiunse in quelle elezioni il massimo storico dei consensi elettorali. Eletto, la sua esperienza parlamentare dura fino al 1988.
Da quell’anno Cerrina Feroni torna ad operare in Toscana come dirigente cooperativo.. Cerrina Feroni resta presidente della Legacoop regionale fino al 1995, per passare all’Associazione cooperative di consumatori, toscana prima e nazionale in ultimo. Con l’idea che «la cooperazione possa rappresentare … un modello alternativo all’impresa capitalistica; non solo sopravvivere, ma competere e perciò mantenere aperto il pluralismo e la democrazia economica in Italia e in Europa» .
Nel 2000 termina l’esperienza nella cooperazione per diventare presidente dell’Inso, la società che ha progettato e diretto i lavori del Palazzo di Giustizia a Firenze.
Muore a Firenze nel 2014.
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(1926 – 1968)
Originario di San Piero a Sieve, partigiano durante la guerra di Liberazione, entra giovanissimo nel movimento cooperativo ed è uno dei protagonisti negli anni ’50. Con Abbandonati si occupa della formazione dell’Unione cooperative mugellane, nel 1948. Entra alla Federcoop di Firenze come responsabile del settore organizzazione, dove comincia a occuparsi del problema degli acquisti collettivi per le cooperative di consumo.
Nel giugno del 1952 è eletto vicepresidente della Federcoop e nel 1954 presidente. Il 29 luglio 1959 diventa presidente dell’Alleanza italiana cooperative di consumo (Aicc), l’azienda che le cooperative avevano costituito nel 1947 per gli acquisti e i servizi collettivi e che versa in una profonda crisi. Sotto la sua direzione viene costituita Coop Industria (16 marzo 1961), l’unica esperienza industriale che le Coop hanno promosso con successo, ancora operante e di proprietà delle cooperative di consumo. Inoltre vengono intensificati gli incontri e gli scambi di esperienza con l’estero, per recuperare il gap tecnologico che penalizza fortemente la cooperazione italiana.
Nel 1967 l’Alleanza si trasforma in Consorzio unico Coop Italia, e il 1° gennaio 1969 confluiscono nel consorzio nazionale i consorzi locali e relativi magazzini. Ma a quest’ultimo appuntamento manca purtroppo il protagonista: il 23 novembre 1968 Mario Cesari muore in un incidente automobilistico, a soli 42 anni.
(1928) Originario di Tavarnelle Val di Pesa (Firenze), entra a far parte del movimento cooperativo nel 1951 quale funzionario del Centro servizi amministrativi delle cooperative del Chianti.
Successivamente dirigente nella Federcoop di Firenze, poi segretario dell’Associazione provinciale cooperative di consumo (1955) e quindi presidente nel 1959.
Con la carica di presidente dell’associazione provinciale, fino al ‘68, è uno dei promotori dello sviluppo del processo di fusione fra le cooperative e della modernizzazione della rete di vendita.
Nel maggio 1962 entra nel comitato esecutivo dell’Alleanza italiana cooperative di consumo dopo la trasformazione di questa in Coop Italia, con la sede della direzione a Milano, di cui diventa il presidente dal 24 gennaio 1969 al 4 marzo 1976. Quindi assume la carica di presidente dell’Associazione nazionale cooperative di consumo.
Torna a Firenze nel 1978 alla presidenza regionale delle cooperative di produzione e lavoro.
Anche in pensione continua l’attività di promotore di associazionismo e cooperazione.
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Scomparsa il 17 marzo del 2000, nella sua casa di Empoli, all'età di 51 anni.
Era membro del consiglio d'amministrazione e dell'esecutivo dell'Unicoop Firenze. Lavorava come responsabile dell'Unità operativa di psicologia della Asl e dell'Unità funzionale salute mentale infanzia e adolescenza della zona empolese.
Ecco il ricordo di Turiddo Campaini pubblicato nel numero di maggio dell’anno 2000 dell’Informatore coop.
Oggi all'appello manca Fulvia Di Santo, e purtroppo mancherà per sempre. Se n'è andata ancor giovane: a 50 anni è troppo presto per morire specie per chi, come lei, sprizzava voglia di vivere da tutti i pori della pelle.
Dopo anni e anni di lotta impari, ha dovuto alla fine cedere, ma durante tutto quel tempo ha combattuto alla grande. E' proprio il caso di dire che di anni ne ha letteralmente strappati alcuni alla morte, proprio con la sua incontenibile voglia di vivere e la sua incredibile forza.
Fulvia era infatti una donna molto forte, tanto forte da sembrare talvolta persino dura. Eppure era sensibile e, a modo suo, dolcissima. Al temperamento naturale di combattente univa una tempra d'acciaio formatasi alle innumerevoli prove della vita, dall'infanzia in poi.
Era spesso partigiana, ma una partigiana atipica, riflessiva. Esitante prima di decidere, quanto determinata e irremovibile dopo la decisione. Una donna capace di forti sentimenti come forte era lei.
Il '68 lo ha vissuto da protagonista, ma non ha mai condiviso alcune esasperazioni del femminismo. Non ha mai voluto essere considerata "in quota" alla rappresentanza femminile. Ha sempre detto che poteva accettare un incarico solo se si riconosceva che Fulvia era idonea a ricoprirlo e in grado di dare un serio contributo.
Nelle nostre riunioni ci analizzava col metodo della psicologa, ci aiutava nelle discussioni e nelle scelte con la lucidità e quella passione di cooperatrice che veniva da lontano. Ci voleva bene come si vuol bene agli amici: alcuni di noi li considerava quasi fratelli o sorelle.
Ora la sedia di Fulvia è vuota e quell'aiuto non lo avremo più.
Ci rimane l'immagine di una giovane donna, di un'amica che ha dato quanto poteva (ed è stato tanto!) alla nostra cooperativa.
Ci restano i suoi consigli e l'esempio della sua grande passione politica e sociale.
Mi auguro che il ricordo di Fulvia possa darci un briciolo della sua forza in modo che, tutti insieme, si riesca a recuperare almeno in parte la sua mancanza.
Si chiamava Angelina, come la nonna paterna, ma per tutti - da sempre - era semplicemente Fulvia. Chi l'ha conosciuta ricorda bene il suo spirito battagliero, la passione che metteva nel portare avanti le cause in cui credeva, la sua determinazione.
Fulvia Di Santo è stata la prima donna ad essere eletta nell'esecutivo del Consiglio di amministrazione di Unicoop Firenze. Un impegno che affiancava al suo lavoro di dirigente, come responsabile dell'unità operativa del dipartimento di psicologia alla Usl di Empoli.
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Fulvia rivive A lei, alla sua storia e agli anni in cui è vissuta - è dedicato il libro 'Fulvia, straordinaria donna comune'. Edito da Giunti nel 2002, per conto di Coop, con la firma di Elettra Lorini.
Nata a Scandicci, a Badia a Settimo, il 10 aprile del 1923, primogenita di sei fratelli; poco dopo la sua nascita la famiglia si era stabilita in San Frediano. Il babbo, Angiolino, faceva il falegname, la mamma accudiva la numerosa prole. Dopo l’ultimo parto la madre si ammala e rimane inferma.
Elsa ha 16 anni, caparbiamente è riuscita a fare le “commerciali” (due anni dopo le medie, ndr) ma poi deve andare a lavorare. Trova un buon posto come impiegata alla Banca nazionale del lavoro, ma le sue idee politiche, chiaramente di sinistra, non piacciono ai suoi capi che la licenziano.
È in quegli anni che si ammala di tubercolosi e viene ricoverata al sanatorio Banti, a Pratolino. La malattia non fiacca il suo spirito battagliero: è il 1944 quando Elsa si avvicina al Pci e comincia a collaborare alla Resistenza. Ciclostila clandestinamente volantini e documenti per i partigiani, partecipa al grande sciopero del 6 marzo 1944 organizzando la protesta delle donne operaie alle Officine Galileo, mettendo sabbia negli ingranaggi per impedire ai tedeschi di portare via i macchinari.
Finita la guerra Elsa decide di continuare nel suo impegno politico come responsabile femminile della sezione del Pci del Pignone-Oltrarno, nei consigli di sezione e nel sindacato dei Poligrafici, e per un breve periodo alla Camera del Lavoro di Firenze.
Poco dopo, è il 5 maggio 1953, nasce la sua unica figlia, Nadia. Il lavoro al sindacato è troppo pesante per lei, così si mette in cerca di un’altra occupazione. Viene assunta dal Consorzio delle cooperative di consumo, prima in via Nazionale, a Firenze, chiamata da Rolando Abbandonati, poi in via Petrosa a Sesto Fiorentino - nel settore amministrativo alle dipendenze di Gualtiero Frilli e poi come responsabile di cassa – dove resterà per più di vent’anni, dal 1962 al 31 maggio 1983.
Nel 1983 viene eletta presidente della sezione soci Coop Ponte di Mezzo-Rifredi. Aveva tre grandi amori: la Coop, la Resistenza e i giovani. E quando riusciva a metterli tutti insieme era una festa. Gran parte del suo tempo e delle sue energie di presidente della sezione soci le ha dedicate proprio a far conoscere ai ragazzi i valori della lotta contro il fascismo: quella libertà e democrazia sancite dalla Costituzione, “non regalate ma conquistate pezzetto per pezzetto”, scriveva.
Scompare il 13 maggio 2004
Tutte le testimonianze concordano: era una donna energica, di grande intelligenza, capace di forti passioni ma anche di grande sensibilità.
Fonte: Un fiume di idee di Silvia Ferretti
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Ricordo di Lando Fiaschi, scomparso sabato 5 aprile 2014
di Luciano Rossetti in occasione dell'inaugurazione del nuovo punto vendita di Certaldo l'11 aprile 2014.
Lando era una persona semplice, un tipo taciturno, talvolta serio anche oltre misura che sapeva però aprirsi con le persone con le quali condivideva ideali ed aspirazioni, soprattutto all’interno della Cooperativa.
Dopo la sua vita lavorativa come operaio in falegnameria, iniziata a 14 anni, e l’impegno volontario nell’Associazione Nuoto Certaldo, ha passato venti anni come Presidente della Sezione Soci di Certaldo e dal 1993 come membro del Consiglio di Amministrazione e poi del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze. Lando aveva un rapporto forte con la Cooperativa. Negli ultimi anni il suo impegno è stato finalizzato alla realizzazione del nuovo supermercato di Certaldo e fino all’ultimo ha contribuito alla progettazione di uno spazio per i soci adeguato a svolgere le numerose attività sociali, fra le quali la più sentita la Bibliocoop.
Non è riuscito a vedere il lavoro concluso.
Ma se oggi fosse ancora qui, sarebbe orgoglioso, come lo sono tutti i consiglieri della Sezione Soci di Certaldo, di inaugurare questa nuova struttura di vendita che si apre con uno spazio soci ampio, accogliente dove presentare alla popolazione ed ai soci quella parte sociale della Cooperativa che nella vecchia struttura era confinata in un’area interna. L’incurabile malattia che lo aveva colpito non gli ha impedito fino a quando ne ha avuto la forza di partecipare a tutte le iniziative in preparazione del nuovo supermercato.
Voglio solo ricordare il suo appassionato discorso tenuto il 6 marzo 2014 in occasione dell’incontro con tutti i lavoratori del supermercato di Certaldo dove con orgoglio e grande soddisfazione ringraziava la Cooperativa per l’importante investimento realizzato ed invitava tutti, lavoratori e consiglieri della Sezione Soci, ad essere all’altezza dei nuovi impegni.
Lando ha lasciato ai collaboratori della sua Sezione Soci un indirizzo preciso: qualsiasi cosa mi succeda voglio una grande e bella inaugurazione come se io fossi presente. È forse stata una delle sue ultime volontà che noi abbiamo il dovere di rispettare.
(1936) Laureato in Economia e commercio, è dirigente amministrativo della Casa del popolo di Sesto Fiorentino nel 1960, divenuta Toscoop nel 1968.
Viene inviato dal movimento cooperativo a dirigere la cooperativa di consumo Panormus di Palermo, nel 1968.
Rientra in Toscana ed è eletto vice presidente dell’Unicoop Firenze nel 1973. Si occupa e coordina le gestioni amministrative, informatiche e finanziarie della cooperativa.
Diviene presidente del Coop Italia extra alimentari dal settembre 1981 fino al 1990.
Entra nel consiglio d’amministrazione della Banec (Banca dell’economia cooperativa) dalla sua fondazione.
Lascia la cooperativa e gli incarichi nel movimento cooperativo nella primavera del 1990, per diventare dirigente della Cassa di risparmio di Firenze e poi della Findomestic.
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Piero Forconi, nasce nel 1952 a Peccioli (PI).
Inizia a lavorare in una piccola cooperativa di consumo della provincia pisana, approda all’Unicoop Firenze negli anni ’80, prima come direttore della rete dei supermercati e poi della società che gestisce i mini mercati.
Dal 2003 a capo della Direzione risorse umane.
È nel Consiglio di gestione della cooperativa dalla sua formazione nel 2008 fino al pensionamento che avviene nel 2016.
(1912 – 2001) Apprendista a quindici anni nel 1927 nello spaccio di viale Corsica, poi commesso, gestore, collaboratore agli acquisti. Dopo la guerra riprende l'attività alla cooperativa di Rifredi.
Contribuisce al processo di unificazione delle cooperative fiorentine che porta, nel 1949, alla nascita dell'Ucf (Unione cooperative fiorentine), che può contare su 63 spacci e 6 forni per la panificazione.
Diviene direttore dell'Ucf nel 1950, ma la cooperativa incontra subito gravi difficoltà dovute alle perdite (eredità delle cooperative unificate), spacci da rinnovare, amministrazione inefficiente.
Dopo la chiusura del bilancio 1953, i dirigenti della Federcoop ebbero la certezza che l'Ucf si avviava al fallimento. Con l'aiuto della Lega nazionale viene elaborato un piano di salvataggio. Sono costituite nove cooperative di consumo in altrettanti rioni della città, per affittare loro gli spacci dell'Ucf.
Viene richiesto ai fornitori il concordato preventivo e sono bloccati tutti i pagamenti. Dal gennaio 1955 le nuove cooperative iniziano l'attività. Frilli svolge la funzione di direttore della Cooperativa di Rifredi fino al 1962. È da quell'anno alla Direzione commerciale del Consorzio cooperative dove rimane fino alla pensione, il 30 settembre 1974.
È consigliere d'amministrazione dell'Unicoop Firenze e membro dell'esecutivo fin dalla sua formazione. Presidente della sezione soci di Scandicci fino al 1998, quando dà le dimissioni da tutte le cariche, ma rimanendo a dare una mano nella sezione soci. È scomparso nel dicembre 2001.
L’addio a Gualtiero Frilli
Settant’anni da cooperatore
di Antonio Comerci
Sulla soglia dei novant’anni, quasi improvvisamente (a quell’età qualche acciacco, anche serio, c’è sempre), Gualtiero Frilli ci ha lasciato. Ha percorso oltre settant’anni di vita cooperativa, cominciando come garzone nello spaccio di Rifredi, a Firenze, in pieno periodo fascista. Un’esperienza raccontata dallo stesso Gualtiero e illustrata da Sergio Staino nel libro a fumetti “150 la Coop canta”, pubblicato nel 1994 per ricordare il 150° anniversario dalla fondazione della prima cooperativa a Rochdale (Inghilterra).
Ci sembra quasi di rivederlo sul palco del Teatro Puccini, alla presentazione del libro di Staino, mentre riviveva, per chi non c’era, quegli anni. La voce ferma, i ricordi vividi: la povera gente che non riusciva a pagare la spesa, il capo-spaccio antifascista, lo scherzo che fecero al collega iscritto al fascio.
Poi, nel dopoguerra, le vicissitudini delle cooperative nella città di Firenze, con fallimenti e rinascite. Per arrivare alla fine degli anni ’60, con il consolidamento e lo sviluppo delle Coop. In tutte queste vicende Frilli è stato fra i protagonisti, con la sua esperienza e capacità professionale. L’ultimo impegno, come dipendente dell’Associazione delle cooperative di consumo, è stato la consulenza commerciale alle piccole cooperative. Con la sua carica umana riusciva a trasmettere quell’entusiasmo necessario per superare le difficoltà di gestione e le carenze di preparazione, che talvolta ci sono nelle piccole realtà cooperative.
E’ stato presidente della sezione soci di Scandicci e dal 1973 faceva parte dell’esecutivo del consiglio d’amministrazione di Unicoop Firenze. Cariche che ha lasciato qualche anno fa, per permettere ad altri di cimentarsi negli organi della cooperativa. Con modestia ha continuato a fare il consigliere della sezione soci, rimanendo punto di riferimento per l’esperienza e il buon senso che non mancava mai di dispensare.
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Dagli inizi del 1900 fino agli anni Sessanta, partecipò attivamente alla vita della cooperativa di Rifredi a Firenze. Amministratore scrupoloso, è ancora oggi ricordato con affetto e stima.
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(1924 – 2014) Operaio, viene eletto nel 1952 presidente della Cooperativa di Santa Lucia (Prato). Nel 1954 lascia la fabbrica per diventare direttore dell’Alleanza cooperative pratese, sorta in quell’anno per rilevare i sette negozi che la Casa del Popolo di Sesto gestiva a Prato ed erano in passivo.
Sia la cooperativa di Santa Lucia (22 punti di vendita) che l’Alleanza pratese (23 negozi) confluiscono nel 1968 nella Toscocoop e Guarducci ricopre il ruolo di direttore al personale e alle strutture.
Mantiene quest’ultimo incarico anche nell’Unicoop Firenze, dal 1973 al 1976, anno del suo pensionamento. Membro del consiglio d’amministrazione e dell’esecutivo della cooperativa, dalla fondazione al 2002.
Scompare nel 2014.
Ricordo di Vasco Guarducci
di Turiddo Campaini
Caro amico Vasco, siamo venuti a salutarti e vogliamo farlo con lo stesso stile semplice, diretto, essenziale che ha caratterizzato i nostri colloqui.
Il nostro rapporto, quello del gruppo dirigente di Unicoop-Firenze di cui facevi parte, non si è limitato agli indispensabili colloqui di lavoro.
C’è stato il tempo dei racconti, e allora tu imperversavi da maestro quale eri.
C’è stato il tempo delle battute e delle prese in giro, fra di noi e verso gli altri.
C’è stato perfino il tempo degli scherzi e del gioco.
C’è stato insomma un gruppo di persone che, pur avendo grosse responsabilità nella conduzione di una grande impresa cooperativa non rinunciavano alla loro umanità ed esprimevano un valore, quello dell’amicizia, che dovrebbe essere insegnato ai giovani di oggi.
Oggi va di moda il termine “solare”. Ebbene tu sei sempre stato solare. Hai amato la vita come pochi altri. Non ti ho mai pensato come sei ora, sembravi immortale, perché avevi una voglia di vivere incomprimibile, E l’hai saputa vivere la tua vita. E così facendo, hai dato il contributo maggiore anche agli amici, proprio insegnandoci a vivere.
Ricordo momenti bui per la nostra Cooperativa, quando le preoccupazioni erano veramente enormi. Anche in quelle circostanze, pur con senso di responsabilità, trovavi sempre la battuta per tirarci su, per darci una carica di ottimismo. Proprio io, che allora, pur essendo giovane, prendevo quasi tutto sul serio, sentivo forse più di altri quanto mi aiutasse la tua vicinanza, il tuo incoraggiamento, il tuo invito a sdrammatizzare, la tua saggezza, la tua esperienza di vita, il tuo bicchiere sempre “mezzo pieno”.
Oggi, con la tua scomparsa, è come ammainare una bandiera significativa, importante della Cooperativa, è come perdere un pezzo rilevante della nostra storia . Quella nostra storia di cui ci hai portato tante testimonianze fino a pochi mesi or sono, con le tue battute fresche e frizzanti, con quella tua arguta umanità, con quella tua anima popolare che riusciva a entrare in sintonia con chiunque stesse ascoltandoti.
Tu, pratese doc, hai saputo superare il confine campanilistico e conquistare anche i fiorentini, facendo amare loro i tanti detti popolari pratesi e le tante storie che ci hai raccontato.
Se avessimo oggi diversi uomini come te in certe posizioni, diventerebbe forse più facile perfino sciogliere nodi complicatissimi come quello dell’aeroporto.
Sei stato un cooperatore convinto, ma soprattutto attaccato come l’edera alla tua cooperativa, che hai difeso sempre e comunque, anche quando, e tu lo sapevi bene, non avevamo tutte le ragioni.
Prato è stata per tanti anni priva di un punto vendita cooperativo all’altezza della città. Questo era per te come un “complesso di inferiorità”, e lo vivevi soffrendo internamente, senza palesarlo all’esterno.
E quando inaugurammo il “GRANDE COOP” di piazza San Marco, arrivò il giorno del tuo riscatto, per te fu come rinascere e poter parlare di nuovo con i pratesi con l’orgoglio di aver fatto una grande conquista nel gruppo dirigente della Cooperativa.
Caro Vasco,
Ci mancherà la tua presenza, ci mancherà il tuo intervento alle nostre assemblee, sempre incisivo, sempre appassionato, sempre pieno di buon senso.
Ma sarà impossibile dimenticarti, e quando avremo momenti più difficili, anche nella vita privata, potremo cercare di riconquistare un po’ di ottimismo ricordandoti e utilizzando quanto ci hai insegnato.
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Prato 1959, anche qui l’unione fa la forza
A Prato la Coop di Santa Lucia si occupa anche del tempo libero dei soci
Prato - La questione femminile negli anni Cinquanta
Nato nel 1929, è attivo fin dagli anni 50 nella Cooperativa di Fiesole con vari incarichi. Fra questi, ricordava con orgoglio la responsabilità della contabilità della produzione del pane, riuscendo a farlo vendere dalla cooperativa a prezzi inferiori a quelli di mercato.È eletto nel consiglio di amministrazione nel 1957.
In quegli anni la Cooperativa ex combattenti e Reduci, le Cooperative di Pian del Mugnone e di Caldine erano in difficoltà. Landi partecipò al processo di fusione nella Coop del capoluogo e della gestione dei punti vendita.
Nel 66, nel periodo successivo all’alluvione di Firenze, Landi fu attivo nel risolvere il problema degli approvvigionamenti dei negozi Coop di Fiesole, ai quali si rivolgevano i fiorentini per i beni di prima necessità che non era possibile acquistare a Firenze.
Fra il 1973 e il 1995 è stato molto attivo nella sezione soci, Firenze Nord Est presso i punti vendita di Via Salvi Cristiani e Via Cimabue, e ne è stato presidente dal 2000 al 2005. Appassionato di storia e interessato allo sviluppo del movimento cooperativo in tutte le sue forme, in quel periodo scriveva e diffondeva fra i consiglieri della sezione soci, un bollettino di notizie e storie della cooperazione.
È stato nel Consiglio di amministrazione di Unicoop Firenze dal 1996 al 2005, con passione, con l’orgoglio e la consapevolezza di aver contribuito generosamente alla nascita e alla crescita della cooperativa.
È scomparso il 23 maggio 2016.
(1929 – 2014) Dipendente del Comune di Sesto e poi della Usl, diviene presidente della Casa del popolo di Sesto Fiorentino.
È uno dei protagonisti della modernizzazione della cooperativa e della chiusura degli spacci inefficienti e superati. Viene sostituito da Armido Sbandati alla guida di Toscocoop ma resta nel consiglio d’amministrazione e poi riconfermato in quello dell’Unicoop Firenze e nel comitato esecutivo.
Esce dal consiglio d’amministrazione della cooperativa nel 1987.
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Ricordo di Mario Latini
di Antonio Comerci
Entrò da radiotecnico nella cooperazione di consumo. A Sesto si vendevano, negli anni ‘60, anche gli elettrodomestici e Mario Latini era addetto all’assistenza. Poi questo settore fu abbandonato.
La passione politica (è stato consigliere comunale a Scarperia), la sensibilità per le questioni sociali e le doti di relazione lo portarono a restare in cooperativa, nel settore Politico Sociale, come si chiamava allora. Era il momento della formazione della cooperativa più grande d’Italia, l’Unicoop Firenze. L’esperienza personale ma anche quella familiare, il padre gestore del piccolo spaccio cooperativo di Scarperia, portarono Mario ad interpretare il ruolo politico-sociale sempre con una forte aspirazione allo sviluppo aziendale, delle strutture di vendita, come fase indispensabile per far sopravvivere l’esperienza cooperativa.
In centinaia di assemblee di base, la convinzione e la passione di Latini si confrontarono duramente con la rabbia di molti soci per la chiusura dei piccoli spacci, operazione inevitabile per dare risorse alla cooperativa e risanare i bilanci.
Poi sono arrivati gli anni migliori, quelli in cui c’erano le risorse per attività sociali interessanti, informazione ed educazione alimentare, promozioni culturali di livello. Come responsabile del settore Soci e Consumatori, dall’83 all’88, Latini operò soprattutto per favorire l’iniziativa delle singole sezioni soci e avvicinare la base sociale a grandi espressioni di civiltà: la visita del presidente Pertini ad una scuola di Firenze, un memorabile “8 marzo” al teatro Tenda con Pierangelo Bertoli, un libro sugli Uffizi a tutti i soci.
In Mario convivevano due “anime”: quella libertaria, popolare, istintiva e un profondo senso della disciplina per raggiungere obiettivi politici e sociali ritenuti giusti. Due espressioni che in Mario non erano in conflitto: persona semplice, leale, accettava il successo come l’insuccesso allo stesso modo, con umiltà, con la stessa voglia di dare qualcosa alla cooperativa e agli altri. Mario era buono ma con rudezza, era semplice ma con intelligenza, sempre presente ma mai “ingombrante”.
Sarà difficile abituarsi all’idea che non sia più fra noi, che il suo grande cuore abbia cessato di battere, senza segni premonitori, la notte dell’11 gennaio 2000. Era andato in pensione, a 58 anni appena compiuti, ma per lui era stato un semplice passaggio ad un’altra fase dell’esperienza in cooperativa.
Sempre attivo nel consiglio d’amministrazione dal 1983 al ’96, di cui era stato anche membro dell’esecutivo. Infine consigliere della sezione soci Firenze Nord Est, che lo aveva eletto presidente nel mese di dicembre.
E così Mario ricominciava da capo, da quella sezione soci che nel 1974 aveva contribuito, da funzionario, a costituire.
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Maura Latini, originaria di Barberino di Mugello dove è stata assunta per lavorare in Unicoop Firenze proprio nel piccolo supermercato all’età di 20 anni.
La ritroviamo nello staff dirigente del primo ipermercato della cooperativa, Massa e Cozzile 1988; è la direttrice del secondo iper a Montevarchi, 1994. Dirigente della Sic (Società ipermercati cooperativi), la società proprietà dell’Unicoop Firenze che gestisce la rete degli ipermercati in Toscana, riassorbita dalla cooperativa agli inizi degli anni 2000. Dal 2002 a capo della direzione commerciale, e nel 2008 con l’adozione del sistema duale, è membro del Consiglio di gestione della cooperativa.
Nel 2010 è proposta dall’Unicoop Firenze alla vice presidenza di Coop Italia, per diventare nel 2013 direttore generale dello stesso consorzio, che riunisce tutte le cooperative di consumo d’Italia, per fornire servizi.
Dal 2017 è inoltre impegnata per Coop Italia, nella centrale internazionale di negoziazione Coopernic dove ricopre il ruolo di Vice Presidente. Ha promosso campagne di marketing importanti in Unicoop Firenze, come quella per gli shopper biodegradabili, e quella per la difesa dei pipistrelli con le bat box, che ha rovesciato i pregiudizi negativi in simpatia per questi mammiferi volanti.
In Coop Italia ha operato per la trasparenza delle origini delle materie prime nei prodotti a marchio Coop, per la vendita nei negozi cooperativi di sole uova di galline allevate a terra, per avere legno e cellulosa solo di provenienza da foreste controllate FSC, e infine per il benessere degli allevamenti di animali e per carne a marchio Coop senza uso di antibiotici negli allevamenti.
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Allessandro Lippi nasce a Belforte (SI) il 13 luglio del 1929.
Appena sedicenne, nel 1946, Alessandro conosce un repubblicano maremmano di Gavorrano, Goffredo Biagetti, e con quest’ultimo e con altri si impegna nella propaganda per la Repubblica in vista del referendum del 2 giugno.
Nel 1948 Alessandro è ancora a Belforte, è un giovanotto con la tessera del PSI in tasca, che partecipa ai dibattiti e alle tensioni di quegli anni e forse matura già da allora quel suo modo di fare deciso e riflessivo assieme, da persona che sa ascoltare e che non ama essere al centro dell’attenzione, ma che quando interviene riesce a dare un contributo significativo.
Nel 1951 si stabilisce a Firenze avendo vinto un concorso alle Poste.
Negli anni Sessanta, Alessandro è già sposato da alcuni anni con Irma Moschini, una ragazza di origini contadine che conosce sin da bambino e con la quale si era fidanzato nel 1948, prima di partire per il servizio militare. Dal 1954 vivono insieme a Firenze e nel ‘56 è nato loro un bambino: Roberto. Grazie alla segnalazione dell’amico e collega Enzo Forlani, Alessandro trova una casa a Rifredi e vi si trasferisce, nella zona del Poggetto.
Qui c’è la sede del Partito socialista, nel quale oltre a Vittorio Ignesti, incontrerà quelli che saranno i suoi compagni ed amici nelle mille iniziative intraprese insieme negli anni a venire: Enzo Forlani, Vasco Frilli, Orlando Moschini e Vittorio Lampronti. A guidare questo gruppo di compagni socialisti con il suo esempio e la sua esperienza, è un personaggio straordinario per tempra morale, umanità, onestà e capacità. Si tratta di Silvano Stella, segretario della sezione del PSI di Rifredi, vicepresidente della cooperativa di consumo di Rifredi e poi consigliere dell’Unicoop Firenze fino alla sua scomparsa nel 2001.
Negli anni Settanta Alessandro Lippi è Presidente della Sms di Rifredi e accoglie, nonostante il parere contrario di parte del consiglio e del corpo sociale, le esperienze nuove di alcuni giovani attori e del gruppo Humor Side. Il tempo gli dà ragione e i componenti del gruppo si affermano a livello nazionale. Si tratta di Alessandro Benvenuti, Athina Cenci e Francesco Nuti.
Negli anni 90 è stato vice dell’allora presidente Elsa Fallani e con lei anche nel consiglio d’amministrazione della Unicoop Firenze, dopo la scomparsa di Silvano Stella.
Durante il suo mandato nel consiglio di amministrazione di Unicoop fu decisa l’apertura del primo Ipercoop della Toscana, quello di Montecatini e l’acquisto dell’area Superpila per il supermercato di piazza Leopoldo.
Alessandro Lippi cessa di vivere il 12 novembre 2006.
Le informazioni contenute in questa biografia sono tratte da: Alessandro Lippi. La vita straordinaria di un uomo comune di Fabrizio Silei
(1919 - 1992). Ha ricoperto ruoli importanti nella sua città, Empoli. È stato dirigente sportivo dell'Empoli Football Club fin dall'immediato dopoguerra, consigliere comunale ed assessore per il Partito socialista nelle ultime Giunte unitarie Psi-Pci negli anni Sessanta, animatore e dirigente della Pro-Empoli, di cui per molti anni è stato il presidente. Nella Cooperativa del Popolo di Empoli è stato amministratore dal 1959 e vicepresidente dal 1971, poi nella Unicoop Firenze membro del Comitato Esecutivo ininterrottamente dalla fusione con Empoli (1973) fino agli ultimi giorni della sua vita.
Ricordo di Renzo Marchetti
di Massimo Matteoli
Marchetti non c'è più.
Renzo ci ha lasciati. L'ha fatto con quella discrezione che ha sempre contraddistinto la sua vita, mantenendo fino all'ultimo dignità e compostezza anche nei momenti più duri della malattia che lo ha stroncato.
Ricordandolo in cronaca «La Nazione» ha titolato "Non a caso cavaliere": un'osservazione più che appropriata. Renzo Marchetti ha infatti ricoperto un ruolo importante nella storia di Empoli impegnandosi in prima persona per lo sviluppo e la tutela di questa città a cui era così legato. Lo troviamo infatti dirigente sportivo dell'Empoli Football Club fin dall'immediato dopoguerra, consigliere comunale ed assessore per il Partito Socialista nelle ultime Giunte unitarie Psi-Pci negli anni sessanta, animatore e dirigente della Pro-Empoli, di cui per molti anni è stato il presidente.
L'impegno nel movimento cooperativo di consumo - in primo luogo nella Cooperativa del Popolo di Empoli come amministratore e vicepresidente e poi nella Unicoop Firenze come membro del Comitato Esecutivo ininterrottamente dalla nascita della cooperativa fino agli ultimi giorni della sua vita - rappresentava quindi solo una faccia di una attività multiforme che ha visto Renzo Marchetti sempre in prima fila in settori così profondamente diversi della vita cittadina: eppure nonostante il ruolo importante ricoperto in questi incarichi aveva mantenuto una discrezione ed una semplicità di vita che non possono che farci da esempio.
Molti addirittura hanno appreso delle onorificenze attribuitegli (Maestro del Lavoro e Cavaliere al Merito della Repubblica) solo al momento della morte, e la sincera partecipazione al dolore della famiglia che è stata espressa al funerale ha concretamente dimostrato l'affetto e la stima di cui era circondato Renzo Marchetti.
Dietro al Sindaco ed al Gonfalone del Comune si sono infatti ritrovati esponenti del mondo sportivo, cooperatori, dirigenti politici, amministratori pubblici, la Pro-Loco e tanti e tanti cittadini che hanno voluto dare l'ultimo saluto all'amico Marchetti.
In molti li ho sentiti dire «E' morto un galantuomo»: penso che nessun complimento avrebbe potuto essergli più gradito.
Informatore n° 1 1993
Ricordo di Marchetti
a un anno dalla scomparsa
Nella sala comunale di Empoli, stracolma di pubblico, sono state ricordate la figura e l'attività di Renzo Marchetti, scomparso lo scorso anno. Coordinati da Giovanni Lombardi, direttore della rivista "Il Segno di Empoli" hanno parlato il Sindaco Varis Rossi per rievocare il contributo di Marchetti come assessore e consigliere comunale; Adriana Palandri, Presidente della Associazione Pro Empoli di cui Marchetti è stato a lungo tempo responsabile; Giuseppe Cervellini per sottolinearne la passione sportiva e la presenza in numerosi sodalizi; Massimo Matteoli per mettere in rilievo il suo impegno politico e Mario Corti per ricordare la lunga attività impiegatizia che gli meritò il titolo di maestro del lavoro. Luigi Mordini, con un commosso intervento, ha ripercorso le tappe della presenza di Marchetti nel movimento cooperativo empolese e fiorentino, il suo contributo nella delicata fase del trapasso e della costituzione della Unicoop, a fianco di Duilio Susini, la presenza in tante iniziative della Coop, specialmente in quelle destinate alle scuole e agli studenti. «Non è stata -ha detto Lombardi- una semplice occasione commemorativa, con la vedova ed i familiari, ma una importante occasione per valorizzare lo spirito di servizio e di solidarietà, la personalità ed i valori di un amico che, pur essendo scomparso, continua ad essere presente con noi e con la città da lui tanto amata».
Informatore n° 14 1994
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Arriva Empoli e nasce Unicoop Firenze
(1948)
Laureato in Economia e commercio all’Università di Pisa, è sindaco di Calci dal 1975 al 1981 e da quell’anno consigliere dello stesso Comune fino al 1990. Nel movimento cooperativo è membro del consiglio d’amministrazione della Cooperativa di consumo di Uliveto-Cascina, fino al ’75.
Nel ‘78 entra a far parte della Federcoop di Pisa in qualità di vice presidente e nel 1980 del Consorzio di Pontedera con la carica di presidente. È eletto presidente dell’Unicoop Pontedera il 20 maggio 1984, carica che ricopre fino all’unificazione con Unicoop Firenze, 1998. Dal 1984 è membro del consiglio d’amministrazione di Coop Italia e della direzione nazionale dell’Ancc.
Dal 2002 è nel consiglio camerale della Camera di Commercio di Pisa. Fa parte dell’esecutivo dell’Unicoop Firenze con la carica di amministratore delegato. È presidente della Società mini mercati cooperativi (Smc) fino all’incorporazione nell’Unicoop Firenze.
Nel 2004 è diventato presidente del Coop Italia non alimentari e poi della sede secondaria di Sesto Fiorentino fino alla pensione.
Alberto Migliori, fiorentino, classe 1956. In Unicoop Firenze dal 2007 mesi, alla Direzione Amministrativa.
Ha una lunga esperienza nel suo settore, maturata in gran parte in aziende toscane private.
Unisce alle doti tecniche una grande sensibilità e predisposizione alle relazioni con i collaboratori.
Nel Consiglio di gestione dal gennaio 2008 al 2016, anno nel quale lascia l’Unicoop Firenze per il Cis (Centro interprovinciale servizi) in consorzio che fornisce alle piccole cooperative di consumo, servizi amministrativi e gestionali.
Laureata in Lettere all’Università di Firenze, giovanissima presidente della sezione soci di Empoli dell’Unicoop Firenze, è stata per lungo tempo nella Direzione Soci della Cooperativa, sia come coordinatrice delle sezioni soci che come responsabile dei progetti educativi della Cooperativa per il mondo scolastico. Sua la trasformazione dei progetti di educazione dal consumo consapevole, alla cittadinanza attiva, passando per temi come la legalità, il razzismo, la sostenibilità ambientale e le nuove tecnologie.
Nello stesso tempo è stato caratterizzante l’impegno sulla condizione femminile, con pubblicazioni, convegni e conferenze.
Nel 2013 è nominata Direttore del Settore Soci. Ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Fondazione Il Cuore si scioglie Onlus, fin dalla nascita nel 2010, e dal 2015 ne è divenuta Presidente.
Da giugno 2014 è Presidente del Consiglio di sorveglianza dell’Unicoop Firenze. Uno dei primi atti della sua presidenza è stata la convocazione, già nel novembre 2014, delle assemblee dei soci, sezione per sezione, sul tema del rapporto con il territorio, le associazioni di volontariato e i fornitori della cooperativa. Una consultazione prima nel suo genere che ha visto la partecipazione di 3450 soci, il doppio rispetto alle assemblee dell’anno precedente. Quello della partecipazione dei soci alla vita della cooperativa è stato il tema caratteristico del primo mandato triennale della presidenza Mori. E questo tema è stato al centro nel terzo convegno dei consigli delle sezioni soci, convocato nel marzo 2016 a Siena. E i risultati non sono solo qualitativi (inserimento delle proposte dei consigli dei soci nel budget della cooperativa), ma anche quantitativi, sia nelle votazioni per il rinnovo dei consigli delle sezioni soci nel 2017 (oltre 58.000 votanti) che nelle assemblee dei soci per il bilancio (13.639 soci).
Il 10 giugno 2017 stata riconfermata alla guida del consiglio di sorveglianza per il triennio 2017-2020.
Guido Nencioni, il più assiduo amministratore della Cooperativa operaia di San Casciano (1945-1976).
Traghetta la Cooperativa operaia nella Unicoop Firenze e continua a seguirne gli sviluppi fi no al 1980.
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Ricordo di Osvaldo Pierali
di Luciano Rossetti(9 febbraio 2013)
Ricordare Osvaldo Pieralli significa ripercorrere la storia della Cooperativa a San Giovanni Valdarno degli ultimi 40 anni.
In mancanza di documenti e ricerche storiche sulla cooperazione in Valdarno, svilupperò questo mio intervento su ricordi personali e su alcune testimonianze orali.
Nella sua attività lavorativa un posto di primo piano l’hanno avuto le Officine Galileo di Firenze, dove è stato per anni attivo nel consiglio di fabbrica, ma la famiglia, la Cooperativa e l’impegno politico sono stati costanti punti di riferimento della sua vita.
Accanto a questi, un grande amore per San Giovanni, anche se era nato nel comune di Cavriglia ed aveva passato la sua infanzia a San Cipriano, abitando proprio sopra allo spaccio della cooperativa di consumo locale, dove il padre minatore era consigliere.
Osvaldo è stato Presidente della Sezione Soci di San Giovanni Valdarno per 25 anni, con una breve interruzione dovuta a problemi di salute, sostituito da Mauro Baldi, allora giovane metalmeccanico dell’Italsider.
Ha inoltre fatto parte del Consiglio di Amministrazione di Unicoop Firenze dal 1979 al 1993.
Il 19 marzo 1980, giorno dell’inaugurazione del supermercato di Via Napoli, credo sia stato uno dei suoi giorni più belli.
Il Consiglio della Sezione Soci lavorava da anni per raggiungere questo traguardo, un Consiglio del quale ha fatto parte per lungo tempo anche la moglie Silvana.
Il 19 marzo fu una grande festa popolare. Titolava l’Informatore: dal 20 marzo a San Giovanni Valdarno il più grande centro di vendita del Valdarno.
All’interno del giornale un articolo a firma del Consiglio della Sezione Soci annunciava: ….FINALMENTE CI SIAMO….
Non era un articolo trionfalistico, ma con lo stile caratteristico della presidenza Pieralli si entrava nel merito dei problemi ricordando l’iniziativa della Cooperativa di mantenere fermi per 5 mesi i prezzi dei prodotti a marchio Coop. Questo, continuava l’articolo aveva ottenuto un grande consenso da parte dei consumatori, ma ci addolora invece il silenzio mantenuto dalle forze politiche e sindacali verso l’unica iniziativa concreta presa contro l’inflazione che tutti dicono di voler contrastare.
Una costante questa, anche negli anni futuri, della forte autonomia della Sezione Soci verso i partiti ed i sindacati, anteponendo sempre alle logiche di schieramento, la difesa degli interessi dei consumatori.
Quando nel giugno 1981 fui chiamato a dirigere il supermercato di San Giovanni Valdarno, dopo il direttore Nepi (che ricordo con stima, riconoscenza ed affetto) che rimase con me per un breve periodo per il passaggio delle consegne, l’altra persona con la quale iniziò un rapporto giornaliero fu Osvaldo Pieralli.
Non solo per il suo ruolo, ma anche per la vicinanza dell’ufficio del Direttore con quello della Sezione Soci, separato solo dalla sala ristoro dei dipendenti.
Iniziò un rapporto molto stretto, fatto di scambi di idee ed opinioni, non solo sulle politiche commerciali della Cooperativa, ma anche sulla gestione del punto di vendita e sul servizio ai consumatori.
Pieralli non era un Presidente di rappresentanza o un organizzatore di gite sociali (che pur amava seguire). Era molto attento ai risultati del supermercato, al clima interno al punto di vendita, alle lamentele dei soci, specialmente quelle relative ai prezzi.
Negli anni 80 il controllo dei prezzi della concorrenza era molto più artigianale rispetto ad oggi, e bastava la segnalazione di un prezzo minore al mercato (per fortuna l’unica seria concorrenza di allora) per far scattare la verifica, ed Osvaldo era subito disponibile a partire per verificare la segnalazione.
Non sopportava che nella sua San Giovanni ci fosse qualcuno che facesse prezzi più bassi della Cooperativa.
Quando nel 1980 fu aperto il nuovo supermercato di Via Napoli, a San Giovanni esistevano 2 spacci aziendali: quello della IVV e quello dell’Italsider.
Pieralli era convinto che l’apertura di una moderna struttura di vendita cooperativa avrebbe assorbito queste due esperienze. Mentre la IVV decise di chiudere il suo spaccio, ed alcuni soci della vetreria entrarono a far parte del Consiglio della Sezione Soci, la stessa cosa non avvenne per l’Italsider. Questo è stato a lungo per Osvaldo fonte di amarezza, ma anche di tanto impegno e tante discussioni con gli stessi operai dell’Italsider che da soci frequentavano il nostro punto di vendita.
Nel mio ruolo di direttore condividevo spesso con Pieralli anche un’operazione un po’ rischiosa: portare in banca gli incassi della giornata con le cassette di sicurezza.
Questo era un compito del direttore e dei suoi collaboratori, ma spesso Osvaldo, consapevole del lavoro in negozio, si offriva di venire con me, lasciando al loro lavoro i miei collaboratori.
Altri tempi, ma anche un modo di non stare in Sezione Soci a fare salotto, ma rendersi utile in un ruolo che non era certo quello di un volontario.
Grande conoscitore delle dinamiche sangiovannesi, ci apriva le porte non solo delle istituzioni, ma anche quelle dell’associazionismo. La Sezione Soci di San Giovanni Valdarno era parte integrante della comunità cittadina e presente nelle iniziative più importanti della città.
Un rapporto privilegiato era con le scuole, con le quali la Sezione Soci portava avanti progetti di educazione alimentare, utilizzando spesso il supermercato come laboratorio didattico.
Ma Osvaldo aveva un altro compito importante: quello di Consigliere di Amministrazione. Un ruolo che ha svolto per 14 anni con grande impegno, riportando puntualmente al Consiglio della Sezione Soci le decisioni del massimo organismo della Cooperativa, dove non faceva mancare il suo contributo di idee.
I Consigli di Amministrazione non finivano in via Santa Reparata, perché durante il viaggio di rientro in auto verso San Giovanni c’era l’appendice. Il consiglio durava un’ora in più, con un dibattito spesso acceso fra i consiglieri del Valdarno che riportavo a casa.
Quando nel 1993 la Sezione Soci maturò la scelta di inviare in C.d.A. un rappresentante femminile, Osvaldo non si oppose, ma si adoperò per favorire questo cambiamento manifestando il suo completo assenso per la scelta di Teresa Faroni.
Così fece nel 1999, quando lui stesso riuscì a convincere Paolo Marchionni a iniziare una nuova esperienza nel consiglio, assumendone la presidenza.
Mi piace ricordare un altro momento importante per Unicoop Firenze nel Valdarno.
Quando nel 1994 fu aperto l’Ipercoop di Montevarchi sono convinto che Osvaldo in cuor suo pensò a quel titolo dell’Informatore del 20 marzo 1980 che annunciava l’apertura a San Giovanni del più grande centro di vendita del Valdarno.
Forse un po’ di sano campanilismo avrà fatto breccia dentro di lui, ma ricordo che volle accompagnarmi dal sindaco di San Giovanni a presentare il nuovo Ipermercato e si adoperò per portare tutti i Consiglieri della Sezione Soci alla visita in anteprima che organizzammo presso l’Ipercoop di Montevarchi.
Anche allora vinse il cooperatore.
E subito dopo si adoperò insieme al consiglio per richiedere alla direzione della Cooperativa una ristrutturazione del supermercato di San Giovanni per rispondere in maniera adeguata alla nuova situazione di presenza cooperativa che si era creata nel Valdarno.
Negli ultimi mesi della sua vita, soprattutto dopo l’ultima ristrutturazione del 2010, incontrandolo in negozio a fare la spesa, mi disse che i soci di San Giovanni erano soddisfatti per quello che la Cooperativa aveva fatto.
La scelta della Sezione Soci di intitolare la sala riunioni ad Osvaldo Pieralli, rappresenta il riconoscimento ad un grande cooperatore, ma anche un luogo dove i valori della solidarietà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale a lui così cari, vengano trasmessi alle nuove generazioni ed ai nuovi cooperatori.
Queste mie considerazioni hanno ricordato solo alcuni momenti ed alcuni tratti del carattere di Osvaldo Pieralli.
Un carattere spesso un po’ spigoloso che vorrei definire “polemico ma carico di simpatia”.
Stando a lungo insieme ad Osvaldo ho capito però che anche le sue critiche più aspre ed i suoi brontolii avevano sempre al fondo un grande amore per la sua Cooperativa: un atteggiamento ed un modo di pensare sempre orientato all’agire nell’ottica della risoluzione dei problemi.
I traguardi raggiunti in questi anni dalla nostra Cooperativa sono il frutto dell’impegno e della tenacia di tanti uomini e donne come Osvaldo: una generazione verso la quale saremo sempre riconoscenti.
GRAZIE OSVALDO, un forte abbraccio a Silvana, Paola, Franco e Matteo.
Ricordo di Roberto Ranfagni
di Turiddo Campaini
Un uomo onesto, leale, sensibile. Un uomo buono, un cooperatore esemplare.
La sua dedizione alla cooperativa è stata totale. Anche ultimamente, quando le forze gli venivano meno, ha voluto partecipare alle sedute del consiglio d’amministrazione, con le stampelle!
La sua capacità di dirigente cooperativo derivava principalmente dal suo grande buon senso, dalla sua tenace, paziente volontà di stare in mezzo alla gente e di ascoltarla, dal suo profondo rispetto per gli altri. Doti rare di questi tempi, ma di cui il nostro mondo ha tanto bisogno. Queste sue doti sono state sempre determinanti, sia da presidente della Sezione Soci Firenze Nord Est, sia da membro del consiglio d’amministrazione. I suoi suggerimenti, le sue obiezioni li presentava sempre con garbo, in modo semplice ma incisivo. E ci sono stati di grande aiuto, costringendoci a misurare le nostre scelte, anche quando si trattava di scelte tecnico-aziendali, con le esigenze dei soci in quanto consumatori e cittadini. Di tutto questo lo ringraziamo immensamente.
Non è retorica dire che Roberto ci mancherà. Ci mancherà un autentico amico, un collaboratore prezioso, un uomo che con i suoi ideali ha saputo dare un senso alla propria vita, un esempio da indicare ai nostri giovani.
Da questa consapevolezza dobbiamo trarre nuova forza per investire ancora di più energie e risorse di ogni tipo nel formare uomini e donne ai quali consegnare il testimone, perché i valori cooperativi e la cooperativa nostra si rafforzino ulteriormente.
È di Empoli, classe 1955. Fin dagli anni ’70 nell’ufficio tecnico dell’Unicoop Firenze ha seguito i progetti per i punti di vendita per poi approdare alla responsabilità dello sviluppo della rete di vendita della cooperativa in tutti i suoi aspetti. È stato merito del presidente Campaini e dello stesso Riccardo Sani lo sviluppo della rete della cooperativa. In particolare è stata strategica la localizzazione dei grandi centri commerciali e dei superstore nel tessuto urbano dei territori non costruendo “cattedrali nel deserto”, ma strutture funzionali (seppur non grandissime) al servizio dei cittadini consumatori.
Ha fatto parte del Consiglio di amministrazione dal 2005, dell’esecutivo e di tutti i consigli di gestione della cooperativa che si sono succeduti dal 2008 al 2011. Ha operato fra l’altro anche come amministratore con varie cariche di rilievo in società partecipate o controllate dalla cooperativa. Come consigliere di amministrazione e di gestione ha avuto la contestuale delega allo sviluppo, al patrimonio immobiliare e al settore tecnico.
Nel 2011 ha lasciato la cooperativa per dirigere il Consorzio Etruria (cooperativa di costruzione), in grave difficoltà anche per la profonda crisi del settore edilizio ed è riuscito a limitare i danni della sua assai precaria situazione con un concordato che ha comportato anche il varo di una nuova cooperativa di lavoratori, recuperando così una parte importante dei posti di lavoro del consorzio.
(1917 – 2002) Partigiano, dirigente del Movimento cooperativo dal 1944 fino al 1977. Come presidente della federazione provinciale cooperative, nel 1950, promuove l’unificazione delle varie cooperative rionali di Firenze ed è il primo presidente dell’Unione cooperative fiorentine. L’anno dopo inizia la carriera nazionale che lo porta ad essere eletto segretario della Lega delle cooperative e anche primo presidente nazionale dell’Associazione cooperative di consumo. Nel 1963 ritorna a Firenze e per 13 anni si occupa delle cooperative di consumo: presidente di Toscocoop dal ‘71 al ‘73, dal 1974 vice presidente dell’Associazione regionale toscana coop consumatori, e con questa carica va in pensione nel 1977.
Ricordo di Armido Sbandati
Sul finire del 2000, “al termine del XX secolo che ho attraversato quasi per intero”, ha dato alle stampe un libretto essenziale, scritto con asciuttezza e precisione. Armido Sbandati, classe 1917, dirigente del Movimento cooperativo dal 1944 fino al 1977, era fatto così: non voleva lasciare niente all’improvvisazione e al caso e il libro l’ha scritto “con l’idea di dare ai nipoti tracce concrete della famiglia da cui provengono”. Ma anche, pensiamo noi, per dare un riferimento preciso e sicuro a chi doveva parlare di lui. Queste tracce, infatti, sono indicative per tutti e illustrano una vita esemplare della generazione che ha fatto la Resistenza e posto le fondamenta della rinata democrazia in Italia.
Una generazione dai saldi principi, applicati con rigore nella vita quotidiana: “non ho mai fatto acquisti a rate, non ho mai avuto debiti verso singole persone e nemmeno con le banche.”
Come presidente della Federazione provinciale cooperative, nel 1950, promosse l’unificazione delle varie cooperative rionali di Firenze e fu il primo presidente dell’Unione cooperative fiorentine. L’anno dopo inizia la carriera nazionale che lo porterà ad essere eletto segretario della Lega delle cooperative e anche primo presidente nazionale dell’Associazione cooperative di consumo. Nel 1964 ritorna a Firenze e per 13 anni si occupa delle cooperative di consumo. Nel 1977 va in pensione lasciando la carica di vice presidente regionale dell’associazione.
Nel giugno 2002 Armido ci ha lasciati. Abbiamo voluto ricordare un uomo retto, un cooperatore impegnato, un amico di tanti.
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(1937)
Entra nel 1959 nell’Associazione provinciale cooperative di consumo di Firenze per curare l’amministrazione delle cooperative.
Nel 1964 passa al Consorzio di Sesto Fiorentino, sempre nel settore amministrativo, e nel 1974 ne diviene vice presidente, coordinando l’amministrazione e il centro elettronico. Vice presidente dell’Unicoop Firenze dal 1991 al 2002, periodo durante il quale si occupa anche del settore finanziario.
Lasciata la carica di vice presidente, per raggiunti limiti d’età, resta nel consiglio d’amministrazione e nell’Esecutivo della cooperativa in rappresentanza dei soci pratesi.
1913-1974
«Gli uomini passano, ma le cose che fanno restano», disse Albe Steiner alla figlia Anna. E di Steiner, grafico, di cose intorno a noi ne sono rimaste. Sono segni essenziali, ma pieni di contenuto.
La sua attività professionale lo porta, dal 1946 al 1948, in Messico. Torna in Italia nel 1948 a Milano dove inizia ad insegnare al Convitto Scuola della Rinascita. Continua la sua attività di grafico lavorando per numerose riviste, perr alcune delle più importanti case editrici italiane, per molti dei giornali italiani di sinistra e per alcune aziende.
Dal 1950 al 1954 è art director a “La Rinascente”. Sempre negli anni Cinquanta è docente dell’Umanitaria. Successivamente tiene corsi all’Università di Venezia, all’ISIA di Urbino e negli istituti d’arte di Parma, Roma e Firenze.
Ha ideato il logo Coop nel '62, che ha contribuito a unificare, più di tanti convegni e congressi, gli spacci cooperativi che da allora hanno cominciato ad evolversi e a diventare davvero una catena distributiva. Non solo il logo, ma anche l'applicazione del marchio sugli imballaggi coordinati e l'allestimento del primo magazzino a libero servizio Coop. Quattro lettere unite: "una cooperazione fra caratteri", la definì Steiner. Sì, perché dietro ogni segno c'è un ragionamento incardinato su una precisa visione del mondo.
Steiner è stato soprattutto un grande intellettuale. Uno dei protagonisti che negli anni '50 hanno contribuito a dare un respiro internazionale alla cultura, e la modernità al design italiano.
Nella foto con sua moglie Lica
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Inizia la modernizzazione
(1921 – 1986)
Originario di Serpiolle (frazione di Firenze), terminate le scuole elementari va a lavorare e nel ‘37 entra nella Galileo, fabbrica storica del quartiere di Rifredi a Firenze, come aggiustatore meccanico. Torna dal militare nel ‘45 e rientra nella Galileo dove viene eletto nella commissione interna ed è sindacalista della Fiom-Cgil. Nel 1954 lascia la fabbrica e diventa responsabile dell’organizzazione della federazione provinciale del Psi. Nel ‘56 è consigliere comunale di Firenze ma solo per un anno, dopodiché il consiglio viene commissariato per l’impossibilità di raggiungere una maggioranza. Entra nel movimento cooperativo nel 1961, nel consorzio che rifornisce le merci alle cooperative: «Cominciò scaricando balle di pasta e di farina e finì autorevole dirigente» (Celso Banchelli). Va in pensione nel 1977, responsabile del reparto ortofrutta del magazzino di Sesto Fiorentino, ma resta in cooperativa come membro autorevole del consiglio d’amministrazione fino alla sua scomparsa, il 20 marzo 1986.
Ricordo di Silvano Stella
di Celso Banchelli
Ricordare Silvano Stella, ai suoi amici e compagni non è difficile. Più arduo è spiegare alle giovani generazioni quello che sentiamo e quello che era si rischia davvero di non farsi capire tanta è stata eccezionale la sua personalità, significativo il segno che lascia, unica la sua presenza politica o la sua esistenza tout-court.
E stata una vita cominciata come tante, subito alle prese con la povertà, con la legge spietata del lavoro, per vitale bisogno, in età quasi infantile, passata lungo i rischi e le fatiche della guerra, le tribolazioni e le nostalgie della prigionia, approdata alla soglia degli impegni civili e politici ai quali la rinata democrazia ci chiamò.
Dobbiamo dedicare calma, pazienza e tempo necessari per fare una congrua biografia di questo caro scomparso. Oggi in queste brevi note che possiamo dire?
Fece il sindacalista nella Commissione interna della Galileo e nella FIOM con lo slancio, il disinteresse, la misura, l'impegno e la valentia professionali che come voleva una costante tradizione socialista costituivano requisiti obbligati di ammissibilità al diritto di rappresentare sindacalmente i lavoratori. Fece questo e in questo modo in un periodo della lotta operaia che è databile e collocabile in uno squarcio definito della nostra vicenda sociale e nel quale, giova ricordarlo, fu lotta frontale, divisione talora manichea, conflittualità asprissima, ma perché era in gioco una partita (vinta storicamente) sui diritti e la condizione operaia nella fabbrica, sul potere del sindacato, sul lavoro. Se quella lotta non fosse stata combattuta oggi saremmo diversi e non saremmo migliori.
Fece il dirigente politico buttando, nel 1953, come soleva pittorescamente esprimersi, il cappello per l'aria, in un periodo in cui l'impegno e la militanza obbligavano al rigore e al sacrificio ed erano più fonte di rischi che di calcolabili o sperabili vantaggi. Arrivò alla co-segreteria della federazione fiorentina del PSI sospinto da consenso plebiscitario.
Fece il consigliere comunale dl Firenze per un breve periodo.
Poi uscì in punta di piedi dalla politica «a pieno tempo», anche se spesso chiamato a dar lustro con la sua immagine al partito cui apparteneva.
E venne alla cooperazione, non in quella d'oggi, ma in quella che usciva dalle rovine, dagli errori, dalla ingenuità del primo dopoguerra.
Quella delle cambiali pagate al «foto-finish», degli assegni posdatati. Nella cooperazione che ricominciava da capo e che doveva riaprirsi la strada anche fra i catenacci della discriminazione pubblica per arrivare ai nostri giorni, alla odierna solidità e prestigio.
Si accinse al nuovo lavoro con l'animo, l'umiltà e la forza del pioniere. Cominciò scaricando balle di pasta e di farina e finì autorevole dirigente.
In lui il senso di responsabilità e di spiritualità furono altissimi.
Pensava, parlava e agiva come un uomo colto, sostenuto da una miscela deliziosa di cultura e civiltà contadina e di esperienze vissute e sofferte nella realtà operaia ed industriale.
Fosse stato sostenuto da un minimo di tecnica scolastica (ma ahimè la sua università finì ad undici anni) sarebbe sicuramente diventato un prosatore di razza.
Non ha scritto niente, ma le sue battute, la sua aneddotica quasi leggendarie sono valori da non disperdere, magari ci può soccorrere solo la tradizione orale alla quale personalmente io ho fatto, faccio e continuerò a fare ricorso, perché i giovani e chi viene dopo di noi sappiano anche da questo che è passato Silvano Stella.
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Nasce la Cooperativa Firenze
La Cooperativa di Rifredi nel dopoguerra
Classe 1955. Laureato in ingegneria, entra nell'Inres (il consorzio delle cooperative di consumo che ha il compito di progettare e allestire i punti vendita Coop) nel 1981, come responsabile dei cantieri, poi nella gestione commerciale e infine responsabile della progettazione.
Diventa direttore generale dell'Inres nel 1985 e quindi presidente del Consiglio d'amministrazione il 24 maggio 1995.
Nel 2002 viene eletto nel consiglio d'amministrazione dell'Unicoop Firenze e quindi vice presidente. Per conto dell'Unicoop Firenze dal 2003 è amministratore delegato di Bbc (Brico business cooperation), la società costituita con Obi per gestire la rete di vendita di bricolage in Italia.
Nel 2005 esce dall’Unicoop Firenze per tornare a dirigere l’Inres.
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Arriva Empoli e nasce Unicoop Firenze
(1917 – 1987) Finite le scuole elementari fa l’apprendista barbiere a Sovigliana (frazione di Vinci, al di là dell’Arno accanto a Empoli). Iscritto ventenne al Partito comunista clandestino, viene processato e condannato a due anni di carcere. Tornato in libertà, gli viene impedito di fare il barbiere ed entra in fabbrica. Richiamato militare, dopo l’8 settembre 1943 partecipa alle azioni della Resistenza nella Val d’Elsa. Nel 1947 Susini entra a lavorare alla vetreria "Etrusca" (produzione di vetro verde - damigiane, fiaschi, bottiglie), dove ricopre anche incarichi sindacali, e in questo periodo viene eletto nel consiglio di amministrazione della "Cooperativa del Popolo" di Empoli. Con l'assemblea sociale del 10 aprile 1949 diventa presidente della cooperativa. È da questo momento che si allarga la sfera d'azione della cooperativa fuori del territorio comunale e si pone l'esigenza di realizzare i magazzini generali (inaugurati il 27 maggio 1951), anche per ridurre i costi di gestione. Uno sforzo notevole dal punto di vista finanziario al quale si riesce a far fronte con il concorso dei soci. Quindi si esprime, con la presidenza Susini, la capacità di essere manager e nello stesso tempo dirigente politico. In questo periodo Susini viene eletto nel consiglio comunale di Empoli; farà parte della giunta dal 1951 al 1962.
Nel 1959, a 15 anni dalla sua costituzione, la Cooperativa del popolo di Empoli ha punti di vendita in nove comuni, ha un giro d'affari che sfiora il miliardo d'incasso, i dipendenti superano il centinaio, diversi immobili sono proprietà della cooperativa, i soci sono oltre 9.000, il prestito a risparmio raggiunge gli 87 milioni. Viene rinnovata la rete inaugurando le prime strutture a “semi libero servizio”, nel '61 sono cinque.
Il rinnovamento profondo della rete di vendita ha la sua importante svolta con l’apertura il 15 settembre 1963 del “super coop” di via Ridolfi ad Empoli, per la vendita di alimentari e extra alimentari. Ma accanto a questi successi c’è anche la parte impopolare delle chiusure degli spacci improduttivi e del trasferimento dei magazzini e dei servizi al Consorzio di Sesto. Anche questa fase viene superata, grazie a Susini e al gruppo dirigente della cooperativa, discutendo e convincendo i soci della necessità di operare certe scelte per dar vita ad una cooperativa efficiente. La seconda metà degli anni ‘60 si caratterizza per le fusioni che portano la cooperativa empolese ad estendere notevolmente il territorio nel quale opera.
Nel febbraio 1971 Duilio Susini si dimette dalla carica di presidente dell’Unicoop di Empoli. Dal 1973 fa parte dell’esecutivo dell’Unicoop Firenze, carica che mantiene fino al momento della scomparsa, il 20 luglio 1987.
Ricordo di Duilio Susini
di Turiddo Campaini
Parlare compiutamente del ruolo di Duilio Susini nella nostra cooperativa, significherebbe ripercorrere interamente la storia della cooperativa del popolo di Empoli. Tanto le due storie, quella della cooperativa da una parte e quella di Susini dall'altra sono inscindibili.Mi proporrò quindi molto più modestamente di tratteggiare la figura di Duilio in cooperativa, perfettamente conscio che alla difficoltà oggettiva di tale compito se ne aggiunge una di carattere soggettivo che è tutta mia, per il vincolo profondo che mi ha legato a Susini e che mi legherà a lui per tutta la vita. La prima cosa che non posso fare a meno di ricordare di Duilio Susini è che in uomini come lui, uomini del suo stampo, correttezza e rigore morale sono doti talmente naturali da farci perfino illudere, talvolta, sulle qualità dell'essere umano.
Duilio fu uno dei non molti in verità, conoscitori dei propri limiti. Talvolta anche troppo severo con se stesso. Tanto modesto e schivo quanto stimato ed autorevole. Era dotato di una comunicativa che metteva tutti a proprio agio, di un profondo senso di umanità e di una sensibilità spiccata. Quante volte ci ha rivolto una domanda con il suo inconfondibile ed espressivo sorriso sulle labbra? Era quello il suo modo semplice e gentile di far capire in punta di piedi, che non era d'accordo o non era convinto fino in fondo. E ciò diventava per noi l'invito più cordiale ed amichevole e proprio per questo più pressante a riflettere ancora prima di assumere decisioni, prima di agire.
Duilio fu un autodidatta, ma un autodidatta formato a due scuole formidabili, quella dell'antifascismo e del carcere fascista e quella del posto di lavoro della fabbrica, in mezzo ai lavoratori. Il suo non comune spirito critico lo preservava da ogni pericolo di superficialità e lo portava ad approfondire sempre ai problemi, individuando soluzioni organiche. Dell'autonomia della cooperativa, anche nei confronti del suo stesso partito era custode geloso ed inflessibile.
Una prova superba la dette negli anni '50 nel periodo scelbiano, durante il quale il movimento cooperativo aderente alla lega corse pericoli seri. Erano tempi in cui quando al partito era stato deciso, ovunque si doveva seguire le direttive. Ebbene, egli fu oggetto di ripetute e pressanti sollecitazioni, tendenti a smembrare la cooperativa in tante piccole cooperative, perché come si riteneva allora, avremmo reso più difficile il compito dell'avversario politico che voleva distruggere il movimento. Anche Susini era consapevole del pericolo, solo che dubitava fortemente della soluzione proposta per evitarlo. Passò notti insonni assillato dal problema vitale che gli si parava davanti. Una notte intera la passò a controbattere chi insistentemente chiedeva lo smembramento. Non riuscirono a convincerlo e così mantenne unita la cooperativa. Abbiamo visto poi quanto la storia gli abbia dato ragione.
Uno degli elementi più forti di Duilio era la ponderazione, il notevole senso di equilibrio che non lo faceva mai scadere nella partigianeria. "Attenti alle ventate" diceva spesso, e mi viene in mente quanto ci sarebbe bisogno di uomini come lui anche al di fuori della cooperativa, capaci di spingere avanti in tempo debito prevenendo così le ventate di poi, per evitare lacerazioni sempre estremamente dannose all'interno del mondo del lavoro. Era anche maestro ed altruista, in quanto metteva sempre a disposizione di tutti la sua esperienza, le sue conoscenze e forniva suggerimenti preziosi in ogni circostanza.
Per esperienza vi devo dire, che lavorare al suo fianco e non imparare, significava proprio essere degli emeriti zucconi. Sapeva usare benissimo l'elastico del dirigente. Era un uomo con una grande capacità di sintesi fra base e vertice, capace di discutere con la base sociale per portarla più vicina possibile alle posizioni di un vertice che aveva in genere, più elementi per guardare lontano e dopo qualche ora, magari, sostenere nel Consiglio di Amministrazione della cooperativa o in sede di Associazione Regionale, le ragioni della base che esprime comunque quasi sempre, basta avere volontà e capacità di capirlo, elementi di saggezza collettiva. La sua pazienza e la sua tenacia erano proverbiali, pari solo alla classica goccia che a forza di battere nello stesso punto scava la pietra. Questa sua forza risultò decisiva particolarmente in fase di costruzione. Nei casi delle fusioni, per esempio, come quella con Poggibonsi, con Certaldo, Castelfiorentino e Scandicci della fine degli anni '60 ed anche nell'ultimo caso, quello della fusione del 1973. La sua prudenza, talvolta forse eccessiva, non gli impedì di mostrare all'occorrenza grande coraggio ed estrema determinazione. Ciò accadde, per esempio, a cavallo fra gli anni '50 e '60, quando fu deciso di realizzare il Supercoop di Via Ridolfi, che è stata una pietra miliare del rinnovamento per i 20 anni successivi, ma che se fosse stato un insuccesso, avrebbe messo a repentaglio l'intera cooperativa. E ciò si ripeté in occasione della decisione di concentrare acquisti e magazzini a Sesto Fiorentino, che era sì una grande idea, ma che comportava grandissime difficoltà quali quelle di smantellare strutture e trasferire uomini. Non meno coraggio e determinazione furono richiesti a Duilio nel '65, quando dal bilancio di previsione della cooperativa esultò evidente che una serie si spacci mostravano la corda, diventavano antieconomici e rischiavano di eliminare le basi stesse della cooperativa. La salvezza stava proprio nel sostituire tanti piccoli spacci con pochi punti di vendita più grandi e moderni. E Duilio dopo avere attentamente riflettuto non esitò ad intraprendere quella faticosa e dolorosa "lunga marcia" verso il rinnovamento economico della nostra cooperativa. Lunga marcia che ebbe come tappe intermedie innumerevoli assemblee infuocate di soci. Ma che approdò al risanamento e vi approdò mediante la riconversione drastica della cooperativa, premessa per la successiva fase di espansione e sviluppo.
In ogni sua decisione, anche aziendale, c'era sempre tanto sentimento, nel senso che la decisione doveva essere prima verificata con i suoi sentimenti, senza mai trascurare quelli prevedibili degli altri. Sentimenti che, in ultima analisi, risultarono sempre piegati alla ragione, anche se mai con strattoni forti. Ci doveva pur essere una soluzione per conciliare ragione e sentimenti ed egli tenacemente la cercava e la trovava. Io credo che la prova più difficile, più significativa e più sofferta sia stata proprio quella dell'ultima fusione con la Tosco-coop ed il trasferimento della sede sociale a Firenze. Lui empolese verace fra empolesi che oggi potremmo definire doc, conoscitore profondo della nostra zona, consapevole fino in fondo delle contrapposizioni politiche ataviche con Firenze, del prestigio che la sede sociale significava per la sua città, dei disagi che si dovevano chiedere a tanti collaboratori che avrebbero dovuto trasferirsi per lavorare a decine di chilometri di distanza. Lui, pur fortemente dubbioso delle soluzioni concrete che venivano proposte, aveva però intuito ed aveva già capito e previsto che se volevamo salvare la nostra e le altre cooperative, se volevamo dar loro nuovo impulso, si doveva ancora una volta unire le forze, mettere insieme risorse materiali ed uomini per affrontare il futuro e dare risposte ancora più avanzate ai soci ed ai consumatori. E così iniziò a lavorare per giungere ad una sola grande cooperativa, la più grande del nostro paese, ricercando per altro ed ottenendo soluzioni concrete più convincenti di quelle che gli erano state proposte sia sotto il profilo aziendale, sia sotto il profilo sociale.
Altro punto forte di Duilio era una dote determinante per un dirigente, quella di saper valutare i propri collaboratori. Egli era un fine conoscitore di uomini, li inquadrava in pochissimo tempo, si formava un giudizio che però verificava in un tempo molto più lungo prima del quale non si esprimeva: la sua diagnosi finale era quasi sempre ineccepibile.
Ed infine come non ricordare il suo grande, immenso, spirito di abnegazione. Pochi uomini, io credo, possono dire di aver dato alla propria organizzazione, quanto lui ha dato alla propria cooperativa, perché Susini alla sua cooperativa dette tutto se stesso. Ma a ricordare un uomo come Susini non ci sono solo le parole, ci sono le opere e c'è questa grande opera, questa nostra cooperativa, la sua crescita, il suo prestigio, la sua base sociale sterminata ed unita nella ferma volontà di andare avanti.
Oggi grande è la forza della nostra cooperativa e qui ad Empoli lo è in modo particolare. Con Susini abbiamo faticosamente guadagnato un primato che non siamo assolutamente disposti a cedere, un primato che fa leva sull'efficienza e su una politica dei prezzi che niente ha da invidiare alle catene commerciali più agguerrite della grande distribuzione privata. Un primato che si esprime in un'attività nei confronti dei soci e dei consumatori che solo noi, proprio come organizzazione dei consumatori possiamo svolgere in modo serio e senza mistificazioni. Un primato indiscutibile di carattere associativo che tutti ci invidiano e che vogliamo ulteriormente estendere. In estrema sintesi, vogliamo continuare l'opera di Duilio. E questa cooperativa noi la vogliamo fare più forte e più grande. Questo immenso patrimonio umano e sociale vogliamo continuare ad accrescerlo e ad arricchirlo e vogliamo farlo partendo da una constatazione che oggi il legame fra socio e cooperativa è certo meno intenso rispetto a quello di trent'anni fa, ma è anche più esteso, che dobbiamo operare in una società nella quale si è registrato una caduta pressoché generalizzata di tensione ideale e di valori insieme all'attenuazione di qualsiasi vincolo associativo. Vogliamo farlo perché questa società in cui viviamo, siamo ostinati a volerla cambiare in meglio, così come in meglio vogliamo contribuire a cambiare il mondo intero ancorandosi saldamente agli ideali della cooperazione.
Di passi in avanti ne abbiamo fatti tanti insieme a Susini, di trasformazioni profonde ne abbiamo apportate. Dagli spacci grandi poco più di una stanza, siamo passati agli ipermercati ed ai centri commerciali. Ma ciò non basta ancora, i tempi incalzano. La velocità dei cambiamenti sociali ed economici è estremamente accelerata. Prove difficili ci attendono. Occorrerà prendere molte decisioni, decisioni importanti e occorrerà farlo anche in fretta. Ecco perché in questi ultimi anni abbiamo impostato tanti grossi cambiamenti all'interno della nostra cooperativa. Ecco perché stiamo pensando ad ulteriori fasi di concentrazioni fra cooperative. Ecco perché abbiamo promosso grandissime realizzazioni, una delle quali proprio qui ad Empoli. Abbiamo difronte una fase delicata, difficile, ancora una volta decisiva e dovremo farlo, purtroppo, non potendo più contare su Susini. Senza di lui ci sentiamo tutti più soli, sentiamo che ci manca il suo consiglio prezioso, magari il suo semplice assenso che sarebbe stato sufficiente almeno per darci un po' più di tranquillità e di sicurezza. Forse sbaglieremo di meno se prima di decidere ci domanderemo che cosa ne avrebbe pensato Duilio. Sicuramente assumeremo decisioni più giuste se tradurremo in pratica quanto Duilio ci ha insegnato.
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Empoli quindici anni dopo
Classe 1923, Renato Terrosi è stato ferroviere, partigiano, cooperatore. Entra nel consiglio d’amministrazione della Toscocoop nel 1968 in rappresentanza della base sociale della Cooperativa ferrovieri che era confluita nel sodalizio di Sesto. Nel 1973 fa parte dell’esecutivo dell’Unicoop Firenze e ricopre la carica di segretario del consiglio d’amministrazione fino al 2000. Da quell’anno è nominato consigliere d’amministrazione della Smc (Società mini mercati cooperativi). Nel novembre del 2005 la cooperativa pubblica il libro “I ragazzi del casone”, frutto delle memorie partigiane di Terrosi, che partecipò alla Resistenza nel quartiere delle Cascine a Firenze e alla liberazione della città.
Ci ha lasciati il 19 gennaio 2017.
Dalla politica alla cooperativa
(Autobiografia dal libro “I ragazzi del casone”, Unicoop Firenze 2005)
Finita la guerra, e tornati finalmente a vivere liberi, arrivò l'impegno politico col Pci, che sembrò raccogliere le speranze della prima giovinezza.
Furono anni importanti nei quali la ricerca di un mondo migliore riempiva, insieme ai ricordi, la quasi totale certezza di aver trovato una risposta a tutte le domande che ci ponevamo e ci venivano poste. La propaganda avversaria non ci scalfiva minimamente, non riusciva ad affievolire lo spirito col quale ogni problema del passato si proiettava in un futuro difficile, ma per noi pieno di certezze...
Finché non vennero altri giorni difficili, nei quali le cose certe diventarono dubbi e i dubbi dolorose certezze.
La rivoluzione di Budapest (l’insurrezione nazionale antisovietica avvenuta a Budapest nell'ottobre-novembre 1956) con i suoi morti, le sue soluzioni contrarie all'interesse dei lavoratori aprì gli occhi a chi, come me, volle vedere.
Fu così, andando alla ricerca di idee più condivisibili, che entrai in contatto con il Psi, che mi accolse e mi aiutò a ritrovare fiducia nella politica e il gusto della discussione anche per soluzioni contrapposte tra di loro che mai però abbandonavano la strada maestra della libertà e della democrazia. In quel clima fui scelto dai ferrovieri socialisti per rappresentarli nel consiglio di amministrazione della Cooperativa Casa del popolo di Sesto Fiorentino che, nel 1968, col nome di Toscocoop, raccolse le componenti ancora vitali del movimento cooperativo della Provincia, che stava attraversando un periodo di crisi economico-finanziaria. Da allora, e fino a ieri, ho lavorato con impegno nel Comitato esecutivo della cooperativa che, in un crescendo entusiasmante di fusioni e di vincenti intuizioni di sviluppo, ha navigato fino al milionesimo socio di Unicoop Firenze, che può fregiarsi del titolo di più grande e solida cooperativa d'Italia.
Quando è arrivato il momento di lasciare ad altri il compito di portare avanti con tranquillità e certezza la guida del movimento cooperativo, mi sono fatto da parte pur rimanendo attivo nel mondo della cooperazione. E’ giusto che altri, giovani e pieni di nuove speranze, possano portare avanti gli ideali che sono propri del mondo del lavoro e in particolare, del mondo cooperativo. Un mondo che - raro se non unico esempio nel nostro paese – ha fatto della corretta e fruttuosa gestione delle modeste risorse iniziali la bandiera del progresso economico e democratico nell’Italia del terzo millennio!
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(1940 – 2006) Dipendente dal novembre 1962 dell’Associazione cooperative di consumo di Firenze, viene inviato a Prato dov’è responsabile amministrativo della Cooperativa di Santa Lucia.
Con la fusione con la Toscocoop, ricopre l’incarico di direttore amministrativo.
Alla costituzione dell’Unicoop Firenze è direttore al Controllo di gestione.
Dal 1991 al 1996 è direttore amministrativo e poi della Revisione interna.
Va in pensione nel 2005.
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(1946) Nel 1968 è direttore amministrativo dell’Unicoop di Empoli e poi dell’Unicoop Firenze dal 1973. Nel 1991 diventa vice presidente del Consorzio cooperative di consumo di Firenze.
Dopo lo scioglimento e l’incorporazione nell’Unicoop Firenze diventa presidente del Cis (Consorzio interprovinciale servizi), nel 1996.
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È nell’Unicoop Firenze dal 2005.
Classe 1948, originario e residente a Pisa ha svolto la sua carriera nel Conad, azienda promossa dalla cooperazione fra dettaglianti, aderente a Legacoop. Dirigente del settore commerciale, si occupa soprattutto di rete di vendita.
Consigliere di gestione dal 2008, uno dei suoi ultimi impegni ha riguardato l’apertura dell’innovativo supermercato di Novoli a Firenze.
Raggiunta l’età della pensione, ha continuato la sua attività di consulente per la cooperativa fino al 2016.
Consigliere d’amministrazione dell’Unicoop Firenze dal giugno 2005 alla fine del 2007, è il primo presidente del Consiglio di gestione con la nuova governance duale della cooperativa.
Classe 1959, è nato e vive in Garfagnana. Giovanissimo impiegato in una cooperativa di costruzioni, aderente al Consorzio Etruria, ha percorso tutti i gradini del Consorzio fino a diventarne presidente nel 1996. Il Consorzio Etruria era una delle più antiche cooperative di produzione presenti in Italia. Fondata nel 1921, aveva aderito a Legacoop ed era diventata una delle principali imprese di costruzioni del nostro Paese.
Armando Vanni lascia il suo ruolo in Unicoop Firenze nel 2010, sostituito da Golfredo Biancalani.
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