Amati ma sconosciuti, e a rischio di estinzione. L’ospedale dei ricci
Giornalista e fotografa Milanese, laureata in filosofia con una tesi svolta alle isole Hawaii sulle competenze linguistiche dei delfini. Ha collaborato come giornalista free-lance con settimanali e mensili (Famiglia Cristiana, Airone, D la Repubblica delle Donne, l'Espresso, Mondo Sommerso, New Age), scrivendo sempre di animali e accompagnando gli articoli con le sue foto. Ha lavorato anche all'enciclopedia sul gatto della De Agostini. Negli ultimi tempi la fotografia d'autore è divenuta la sua occupazione principale.
L’allattamento di un piccolo riccio - Foto E. Chiavassa
«Siamo entrati per caso nel mondo dei ricci molti anni fa quando Giulia, che poi sarebbe diventata mia moglie, ne trovò uno che vagava in un parcheggio a Milano, in una fredda mattina d’inverno. Non era una situazione normale, visto che era il periodo del letargo. Una volta portato a casa ci siamo resi conto che c’erano poche persone esperte in grado di aiutarci».
Chi ci racconta l’episodio è Gerard Mangiagalli, medico veterinario, esperto in chirurgia e ortopedia. «Abbiamo iniziato a interessarci a questi animali da un punto di vista scientifico, grazie al supporto di altri colleghi; in poco tempo, abbiamo raccolto molte informazioni e Giulia è diventata molto esperta nel primo soccorso e accudimento. Il primo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Veterinary Patology”, è stato realizzato insieme a Marina Setti, una biologa di Reggio Emilia, e all’Università di Milano. Abbiamo raccolto dei campioni di sangue per capire i parametri di riferimento sullo stato di salute dei ricci».
Questi animaletti hanno un ruolo fondamentale nel nostro ecosistema e sono creature molto amate, eppure di loro si conosce poco. I cambiamenti climatici comportano nascite tardive che compromettono il letargo; i loro habitat vengono distrutti e per questa ragione si avvicinano sempre di più alle città in cerca di cibo, anche perché l’uso indiscriminato di pesticidi elimina gli insetti, parte integrante della loro dieta. I ricci stanno passando un brutto momento, tanto che sono inseriti nella lista delle specie a rischio di estinzione.
Così, riccio dopo riccio, Gerard Mangiagalli è diventato un punto di riferimento internazionale al quale si rivolgono persone da tutta Europa. Un altro incontro casuale ha contribuito a questa crescita.
«Un giorno mi ha chiesto un consiglio Massimo Vacchetta, un collega di Cuneo specializzato in grandi animali, perché aveva trovato un riccio neonato. Da questa esperienza è nata in lui una vera e grande passione che lo ha portato a dedicare tutto il suo tempo e le sue energie a questi animali», prosegue il veterinario. Massimo Vacchetta ha creato per loro a Cuneo un centro di recupero, La Ninna, dal nome del suo primo riccio, che al momento ospita circa 70 individui.
Il suo impegno è stato molto apprezzato dai frequentatori dei social e dai media, rendendolo in poco tempo una persona molto popolare fra “gli addetti ai lavori”.
Da questa esperienza è nato anche il libro 25 grammi di felicità, scritto a quattro mani con Antonella Tomaselli (ed. Sperling & Kupfer), che in poco tempo è salito in cima alle classifiche.
I casi più disperati, alcuni raccontati anche nel libro, sono stati curati nella clinica di Milano, grazie alla strumentazione all’avanguardia e all’esperienza di Mangiagalli. «Quello che mi preme sottolineare - evidenzia il veterinario - è che faccio sempre il possibile: un animale che muore per me è una sconfitta. Un giorno Massimo mi ha portato un riccio incidentato al quale abbiamo amputato e ricostruito una zampina. Ora Piedina, così si chiama, sta benissimo. Un’altra volta ho ricostruito una vagina lunga 2 cm di una riccetta, e anche lei si è rimessa completamente. Ogni primavera, dopo un periodo di riabilitazione, libero insieme ai miei tre bambini e a mia moglie tantissimi ricci che abbiamo salvato. È una magia e un’occasione per spiegare loro che siamo i custodi della natura, che abbiamo il dovere di prenderci cura degli animali, che però non ci appartengono e che devono tornare nel loro ambiente».
Info: Milano Natura, Centro Recupero Animali Selvatici, Centro recupero ricci La Ninna
L’intervistato
Gerard Mangiagalli, medico veterinario, esperto in chirurgia e ortopedia